Ieri sera, attorno alle 20:20, l'allenatore della Fiorentina Vincenzo Montella è stato esonerato. Con un freddo comunicato, pubblicato sul portale ufficiale della Società gigliata, si è posto fine ad uno stucchevole teatrino che andava avanti da troppo tempo.
È indubbio che per questa Fiorentina il partenopeo fosse il tecnico migliore, ma, vista la situazione che si era creata, l'esonero è stata la scelta più giusta da fare.
Proseguire con Montella avrebbe significato mettersi in casa una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere nel primo momento di difficoltà della squadra. Per evitare la detonazione, in caso di proseguimento del matrimonio, sarebbe stata necessaria una stagione con risultati costantemente soddisfacenti. Solo in questo caso, dopo la guerra degli ultimi mesi, si sarebbe potuta digerire l'ennesima novella: allenatore e Società che, a braccetto, raccontano una ritrovata pace. I risultati, si sa, cancellano tutto, fanno dimenticare i dissapori e le vittorie diventano “di tutti” (anche di chi non le merita).
In caso di mancanza di risultati, però, di chi sarebbe stata la colpa? Della Società che ha tenuto il tecnico o dello stesso che non si è dimesso? Di acquisti non all'altezza o di un allenatore incapace di valorizzarli?
Già dalla passata stagione Montella aveva fatto chiaramente intendere che erano necessari giocatori di spessore per rafforzare la rosa, ma in risposta ha ottenuto un mercato raffazzonato che, è bene ricordarlo, fino a gennaio non ha espresso un solo titolare. Esiste un'altro aggettivo per qualificarlo oltre a fallimentare? Pensiamo di no, magari potremmo sciorinare una lunga lista di sinonimi...
Il tecnico ha detto esplicitamente che con gli uomini che ha avuto a disposizione è stato fatto anche troppo, mentre per la Proprietà la rosa poteva ambire a traguardi più alti. Traguardi che sono stati sfiorati, ma nessuno è stato raggiunto.
La prossima stagione molti dei giocatori validi, vista l'età, avrebbero inevitabilmente avuto un calo di rendimento, perciò per confermare i risultati ottenuti sono stati chiesti rinforzi, ma altrettanto chiaramente è stato risposto che quanto auspicato non sarebbe stato soddisfatto.
Legittime le richieste, legittimo non pensarla come Montella, sbagliate, secondo noi, le modalità. Anziché risolvere la questione nelle segrete stanze di viale Fanti, si è dato vita ad un botta e risposta davanti ai microfoni, culminato col dialogo a suon di comunicati stampa degli ultimi giorni. Tutta Italia ha riso, tranne i tifosi viola. Tutte e due le parti hanno sbagliato: allenatore e Società. Ognuno ha cercato di difendere pubblicamente la propria “verginità”, ma in realtà nessuno ne è uscito immune da errori.
Fatto il danno l'unica strada percorribile era il divorzio: o licenziamento o dimissioni. L'ha spuntata Montella che, grazie all'esonero, per i prossimi due anni potrà continuare a percepire un lauto stipendio.
Adesso viene il difficile.
Qualunque siano le intenzioni della famiglia Della Valle servirà la massima chiarezza e la massima onestà. Firenze accetterebbe qualsiasi progetto per il futuro, ma non digerirebbe promesse poi non rispettate. Bisognerà lavorare tutti nella stessa direzione ed una volta ai blocchi di partenza spiegare la “reale dimensione” della Fiorentina 2015-16. Mantenendo un profilo basso, quando si dichiarerà l'obiettivo per la prossima stagione, qualora fosse superato nessuno si lamenterà, ma in caso contrario il rischio concreto è quello di rivivere gli anni a cavallo tra le gestioni Prandelli e Montella.
È un dato oggettivo che la rosa è colma di giocatori a fine corsa e che gli assegni circolari per fare cassa (e poi mercato in entrata) siano terminati. Legittimamente la Proprietà non vuole fare grandi investimenti e perciò sarà necessario coltivarsi in casa giovani promesse alle quali sarà necessario del tempo per sbocciare. Il lavoro richiederà pazienza, ma se questa strategia sarà dichiarata e gestita in maniera credibile Firenze saprà aspettare.
Voltandosi indietro la chiarezza non ha mai albergato in viale Fanti. Potremmo fare una lunga lista di esempi, ma è meglio risparmiarcela e sperare che stavolta quest'ultima vicenda sia davvero servita da lezione. In questa guerra, alla fine, non ha vinto nessuno.
Ricostruiamo. Si possono fare case popolari, villette o castelli, ma con solide fondamenta, sennò crolla tutto.
Donato Mongatti
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