Parlano per la prima volta in pubblico e lo fanno davanti alle telecamere de ilsitodiFirenze.it. I tre volontari della Croce Rossa imputati di omicidio colposo, e difesi dall'avvocato Massimiliano Manzo nel processo per la morte di Riccardo Magherini, avvenuta lo scorso 3 marzo 2014 durante un fermo dei carabinieri in Borgo San Frediano a Firenze, sono stati intervistati dal giornalista Matteo Calì.
Nel lungo racconto di quella tragica notte, sono emersi dettagli e nuovi particolari sulla scena vista in Borgo San Frediano e sulle indagini svolte nelle ore successive alla morte, proprio dai carabinieri che avevano fermato Magherini, con interrogatori svolti in condizioni allucinanti.
Una toccante testimonianza dei tre volontari della Croce Rossa, un dipendente comunale, una operatrice turistica ed una collaboratrice domestica, che hanno ripercorso tutte le fasi di quel 3 marzo raccontando per la prima volta le sensazioni che hanno vissuto e soprattutto quello che hanno visto.
L'ARRIVO A SAN FREDIANO - Con l''arrivo in San Frediano “un carabiniere si è avvicinato verso di noi chiedendo un medico con fare molto agitato” (1'08”). “Una situazione completamente diversa” da quella descritta nella chiamata smistata da una centralinista del 118 che parlava di “un uomo nudo e agitato ma Magherini non era né nudo né agitato” (1'58”). Magherini “era a terra ammanettato, con la faccia rivolta verso l'asfalto e con due carabinieri che lo trattenevano, uno accovacciato sul bacino mentre l'altro gli tratteneva le mani” (2'20”).
“IL SATURIMETRO SEGNA ZERO”- Nonostante il divieto, una volontaria si avvicina a Riccardo Magherini a terra per applicare il saturimento “che segna zero” (2'50”) provando “ad infilarsi fisicamente tra i carabinieri per inserirlo” (3'25”). “Ho chiesto varie volte di togliere le manette e cambiare posizione ma i carabinieri hanno risposto di no dicendomi testualmente 'non sai che cosa ha fatto” (3'10”). Le manette rimangono su Magherini nonostante le richieste dei volontari “il maresciallo Castellano non ci ha mai prospettato la possibilità di togliere le manette” (3'45”) raccontano a Calì.
“MANETTE DURANTE MASSAGGIO CARDIACO” - Neanche durante le operazioni di rianimazione. “Abbiamo cominciato il massaggio con le manette” “per un paio di minuti abbiamo massaggiato mentre aveva le manette” “non le hanno tolte subito perchè non trovavano le chiavi” “temporeggiano un po'” (4'02”).
“NESSUN SEGNO DI VITA, NON HA MAI PARLATO” - Magherini “non ha dato segni di vita, non lo abbiamo mai sentito neanche parlare” (5'45”) ribadiscono i volontari che dopo il divieto di intervenire sul 40enne fiorentino (“chiama centrale perchè non ce lo stanno facendo valutare” (7'00”)) hanno medicato l'appuntato Davide Ascenzi. “Non era una grande ferita, aveva solo un'escoriazione” (6'30”).
“E' IN ARRESTO, IL MONITOR!” - I carabinieri trattengono alternandosi Magherini ammanettato a terra, privo di segni vita, fino all'arrivo del medico. “Ho chiara l'immagine del medico e dell'infermiere che arrivano e del carabiniere che lascia Riccardo” (7'17”) spiega una volontaria così come del medico “che si china vicino a lui e dice 'è in arresto, il monitor!”. (7'49”).
“MONITOR NON SEGNAVA NIENTE” - Una situazione grave compresa dai tanti testimoni alla scena. C'è un uomo che “ è in arresto cardiaco” come ribadirà il medico al maresciallo Castellano che si informava sulle condizioni di Magherini. Ma “il monitor non segnava niente” (8'15”).
“INTERROGATORIO ACCANTO A RICCARDO MORTO” - Nonostante questo il medico del 118 ordina il trasporto all'ospedale di Santa Maria Nuova. All'arrivo dell'ambulanza Riccardo Magherini viene dichiarato morto. E iniziano gli interrogatori. “Uno degli agenti intervenuti a San Frediano ha chiesto di me” (9'15”) racconta ancora sconvolta una volontaria. “Quel verbale mi è stato preso ad un metro dal letto dove c'era Riccardo disteso” (9'20”). “Se si fosse girata l'avrebbe toccato” (9'42”).
“FORZATURE DEI CARABINIERI”- In sostanza le dichiarazioni rese in quel verbale manderanno a processo i tre volontari. “Ma è un verbale diverso da quello che ho detto” (11'04”), “è stata una forzatura alla quale mi sono opposta subito con i carabinieri” (11'08”) “poi ho firmato perchè in quel momento c'era solo il desiderio di chiudere tutto il prima possibile” (11'22”) racconta sgomenta parlando “non solo delle pressioni ma del fatto che ho detto della pressione del ginocchio su mani e schiena e ricordo perfettamente che il cc che stava scrivendo si è fermato e mi ha chiesto 'ma tu l'hai visto questo?' 'sì che l'ho visto'” (11'45”). “Poi però non l'ha scritto quel carabiniere” (13'39”).
“INTERROGATORIO PILOTATO” - “C'era diciamo un interrogatorio pilotato in cui doveva venire fuori una certa risposta” (12'20”) spiega un volontario. “Ripetevano le domande più volte ed in varie sfaccettature per cercare di indirizzare in qualche maniera la risposta” (12'29”). “Non ho visto calci, ma ho visto la compressione” ricorda una volontaria spiegando che “non ho sentito le urla e non ho neanche mai sentito parlare Riccardo”. (12'50”).
“COLAVA SANGUE DALLA TESTA SULL'ASFALTO” - Poi uno degli aspetti più toccanti che lascia stupefatti anche per i risvolti delle indagini. “Riccardo aveva una ferita alla testa” “sanguinava anche quando siamo arrivati” “aveva un rigo di sangue che colava per terra con la testa rivolta verso l'asfalto”. (13'02”).
Eppure questo sangue non viene rilevato dai due carabinieri della sezione scientifica immediatamente intervenuti in San Frediano. Non è stato fotografato il luogo dove è morto Magherini. Non è stato fotografato neanche il sangue per terra. Perchè?
Eppure è morto un uomo. E chi ha firmato quei verbali lo sapeva. Eppure ha scritto che il sangue non c'era. Perchè?
“MAI DETTO CHE RESPIRAVA” - “Non ho mai detto che Riccardo respirava” (14'25”) spiega una volontaria anche perchè “in quella posizione non era possibile rilevare nulla” gli fa eco la collega(14'10”) e soprattutto ribadisce “non ci veniva permesso di operare e rilevare i vari parametri” (14'45”). “E' ovvio” precisano “che in una situazione normale non prendiamo la respirazione di una persona avvicinando la mano alla bocca” (14'30”). Sarebbe poi stato decisivo “cambiare la posizione” “per capire che era un peso morto e che quindi era incosciente” (14'45”).
“CARABINIERI AGITATI” - Poi gli interrogatori a Borgo Ognissanti dove “c'era molta agitazione e grande movimento” (15'15”) e la sensazione spiegata da una volontaria di come i carabinieri “provavano a farmi dire quello che volevano” “nella domanda c'era già quasi la risposta” (15'40”). Come “la sceneggiata sulla pressione..chiedevano ma quanto pressava? Come dire che i carabinieri non si comportano così” “mettevano in dubbio quello che avevamo visto” (16'11”).
“SIAMO PERSONE COMUNI” - “Siamo persone comuni” (17'55”) “scaraventate in un circo mediatico”. “Ringraziamo Croce Rossa per il clima incredibile che si respira e per l'affetto che ogni giorno ogni volontario ci dimostra”. “C'è il dolore per una persona morta” “ma se tornassi indietro rifarei esattamente quello che ho fatto” “abbiamo applicato i nostri protocolli”. (18'20”)
“VICINI ALLA FAMIGLIA DI RICCARDO” - Poi i tre volontari raccontano le loro sensazioni a distanza di un anno. “Siamo vicini alla famiglia di Riccardo”. Si stringono nelle loro spalle quando pensano ai familiari dell'ex promessa della Fiorentina. “Non c'è giorno che non pensiamo a quella notte” (18'38”) e “quelle scene si ripropongono sempre davanti ai nostri occhi”.
“VIOLENZA NON E' MAI ACCETTABILE” - Cercano di farsi una ragione del fatto che sono “a processo per aver obbedito alle richieste di un pubblico ufficiale” (19'00”). Poi un messaggio a distanza ai quattro carabinieri. “Sono figure importanti, ma le situazioni non possono sfuggire di mano e la violenza non è mai accettabile” (18'55”).
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Riprese: Matteo Spagni
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