La domanda a prima vista può sembrare banale e la risposta scontata: chi mi sta vicino. In realtà dietro questo interrogativo c’è il grande tema dell’Amore. E quando si parla di Amore non possiamo essere mediocri, calcolatori, limitati. Certo, se non aiutassimo chi ci sta accanto, se dimenticassimo i nostri anziani in difficoltà nelle nostre famiglie o nelle nostre comunità religiose per occuparci di carcerati o senzatetto vivremmo una dimensione di completa ipocrisia. Siamo chiamati però a qualcosa di più alto, a non dimenticare nessuno, proprio come Dio-Amore che si prende cura di tutte le sue creature.
A questo punto la situazione si fa più chiara, il prossimo non è solo il vicino, il familiare, l’amico o il conoscente. Le posizioni vanno invertite. Sei tu che ti fai prossimo a chi è più lontano, a chi cade tra le mani dei briganti e aspetta soccorso e conforto. Sei tu che se vuoi moltiplicare l’amore devi partire dalla diminuzione di te stesso. Il modello è il “buon samaritano” (Lc 10,25-37) che mette da parte i suoi interessi al contrario del sacerdote e del levita. Il viandante, considerato nemico dal popolo di Israele, è rispetto all’uomo ferito il più lontano.
La parabola raccontata da Gesù al dottore della legge ci ricorda che prima dei comandamenti, prima dei voti ci sono le opere di misericordia. Nell’Antico Testamento il Signore interviene per ristabilire il diritto del povero, colui che entra nella sua volontà a differenza del ricco e dell’orgoglioso. Gesù fa lo stesso, non inventa una teoria della povertà, non fa indagini sociologiche, incontra i poveri. Fa della sua vita una condivisione. Questa è la povertà: condividere. Passare dal mio al nostro. Così, quando aiutiamo un bisognoso, quando doniamo all’altro, la Provvidenza di Dio passa attraverso di noi. Ogni volta che ci prendiamo cura del fratello, ci prendiamo cura di Dio e agiamo come Dio stesso vivendo in una dimensione oltreumana che ci sovrasta e ci avvolge piacevolmente.
La questione fondamentale infatti non è imparare l’etica di Gesù, ma stare con Lui, rimanere con Lui. Seguire Gesù vuol dire fare come Lui, perdonare i suoi crocifissori, donare e donarsi. L’esempio è l’insegnamento migliore, immediato, facile da recepire, perché quello che sei grida molto più forte di quello che dici.
Il samaritano si muove nello stesso solco tracciato dal Signore con un amore imparziale e incondizionato, non fa conti né tantomeno si aspetta dal malcapitato una volta guarito una ricompensa. Si fa prossimo allo stesso modo di Dio.
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