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Stamani la presentazione dei dati

Mal'aria 2016 nelle città toscane: il dossier di Legambiente

Immagine articolo - Il sito d'Italia

Il 2015 si è concluso all'insegna dell'emergenza smog. La maggior parte delle città toscane si è "svegliata" ancora una volta, verso la metà di dicembre, con le centraline di fondo urbano e di traffico che registravano, quasi ininterrottamente, per due settimane, sforamenti del PM10 sopra il valore limite di 50 microgrammi per mc.

Un limite che per legge non può essere superato più di 35 volte in un anno (D.lgs. 155/2010). Sono dati emersi dalla conferenza stampa di presentazione del dossier di Legambiente Mal'aria 2016 che si è svolta stamane al caffè  letterario Giubbe Rosse, in piazza della Repubblica, alla presenza del presidente regionale di Legambiente Fausto Ferruzza e della direttrice generale ARPAT Maria Sargentini.

 

“La situazione media è decisamente migliorata e non possiamo che esserne felici – dichiara Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana – tuttavia proprio oggi che commentiamo dati tutto sommato lusinghieri, non possiamo dimenticare l’emergenza smog di dicembre. Tanti giorni consecutivi di alta pressione, di nebbia e di assenza totale di vento hanno creato solo poche settimane fa un cocktail micidiale da allarme sanitario. Il piano per prevenire la Mal’aria in città è noto: (1) cura del ferro nei trasporti pubblici locali, più reti ciclabili, più pedonalizzazioni nei nostri centri antichi; (2) riscaldamento domestico a più alto tasso d’innovazione (pompe di calore, caldaie a condensazione, etc.); (3) nelle attività industriali applicazione rigorosa del principio europeo del CHI INQUINA PAGA, in vista di una progressiva riduzione dell’intensità emissiva delle nostre attività produttive”.

 

A far scattare l’emergenza smog durante i mesi invernali sono sempre le polveri fini, ovvero il PM10 e il PM2,5. Il particolato atmosferico è da molti anni ormai considerato tra gli inquinanti di maggior impatto sulla salute delle persone, per via delle sue “capacità” di essere facilmente inalato dall’apparato respiratorio e per le alte concentrazioni che si registrano specialmente in ambiente urbano. Legambiente, attraverso la campagna “PM10 ti tengo d'occhio”, monitora  annualmente  le centraline dei capoluoghi italiani e stila la classifica delle città nelle quali almeno una centralina di monitoraggio abbia superato la soglia limite di polveri sottili in un anno. Delle 90 città monitorate nel 2015 ben 48 hanno superato il bonus di 35 giorni previsto dalla legge (cit. DL 155/2010: limite giornaliero di protezione per la salute umana del PM10 di 50 µg/m3). Le situazioni più critiche in Toscana si sono registrate a Lucca (centralina Micheletto) al 33° posto nella classifica nazionale con 52 giorni di superamento e Prato (42°) nella centralina di via Roma con 40 sforamenti. (Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa o Regioni). Grazie ai dati raccolti negli anni da Legambiente con la campagna “PM10  ti tengo d’occhio”, si è potuto risalire a quali città soffrono cronicamente del problema di inquinamento atmosferico derivante dalle polveri sottili. Confrontando il periodo  dal  2009  al  2015, emerge  che nei sette anni le città coinvolte siano prevalentemente sempre le stesse anche in Toscana: Prato 6 anni su 7, Firenze e Lucca 5 su 7, invece 2 anni su 7 Pisa e Pistoia.

 

Per quanto riguarda i dati del particolato fine (PM2,5) a livello normativo, con l’entrata in vigore del D.Lgs. 155/2010, che recepisce la Direttiva Europea 2008/50/CE, erano stati fissati dei limiti di anno in anno sempre più stringenti, indicanti come valore obiettivo 25 μg/m3 come media annuale da non superare, entrato in vigore dal 1 gennaio 2015. Va evidenziato come tale valore previsto dalla normativa europea sia ampiamente superiore a quanto previsto invece dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, considerato il PM2,5 come il particolato atmosferico maggiormente rischioso per la salute dell’uomo, fissa a 10 μg/mc la media annuale da non superare. Se prendessimo, infatti, il valore dell’OMS come riferimento, la classifica dei capoluoghi toscani vedrebbe Prato (via Roma) con una media di 17 μg/m3 (valore medio annuo 2014) e Firenze (centralina Gramsci) con 16 μg/m3, Arezzo e Pisa con 14 μg/m3. (Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa o Regioni). I dati di Mal'aria 2016 dimostrano come in questo anno ci sia stato un miglioramento anche nella classifica dell'ozono troposferico (O3), gas fortemente ossidante e tossico se inalato in grandi quantità per le vie aeree, gli occhi, responsabile di diverse patologie cardio-respiratorie. Quasi tutte le città toscane sono a metà e fine classifica  in quanto non sono stati superati i limiti previsti dalla normativa (D.Lgs. 155 del 2010) per le emissioni di ozono troposferico che consentono un massimo di 25 giorni di superamento della soglia giornaliera pari a 120 µg/m3 mediata su 8 ore consecutive.

 

La concentrazione nell’aria di biossido di azoto (NO2), gas particolarmente irritante, conosciuto per essere uno tra i maggiori inquinanti. Le emissioni di biossido di azoto derivano, infatti, dai processi di combustione e, specialmente nei centri urbani, dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico. La media dei valori annuali, registrati dalle centraline urbane sul territorio comunale dimostrano come ci sia stato un notevole miglioramento per Firenze che negli anni passati vantava un negativo primato nazionale invece quest'anno scende nella classifica al 16° posto con 38,5 µg/m3 (nel 2012 era al 1° nella classifica con 59,7 µg/m3). Le altre città toscane, per la maggior parte, si trovano a metà classifica. (Fonte: Legambiente, rapporto Ecosistema Urbano XXII, Comuni, Dati 2014). Nonostante questo miglioramento si evidenzia che alcune città hanno registrato annualmente una media superiore al limite normativo dal 2006 a oggi e molti altri capoluoghi di provincia si allontanano solo di poco da questo record negativo. Prendendo in considerazione dati storici dal 2006 al 2014, si nota come Firenze su 9 anni supera il limite da 7 a 9 anni, mentre Siena e Pisa da 1 a 3 anni.

 

Numeri che si trasformano in rilevanti impatti sulla salute. Secondo le stime dell'Agenzia Ambientale Europea pubblicate nel 2015 (nel Report "Air Quality in Europe"), l'Italia per l'anno 2012 ha il triste primato legato alle morti per PM2,5 (circa 59.500)  -  in linea con i dati dell'anno precedente che ne attribuiva circa 60mila, l'Ozono (3.300) e gli Ossidi di azoto (circa 21.600). Un intervento per la riduzione dell’inquinamento avrebbe effetti immediati anche su questi numeri. Li quantifica il progetto VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute in Italia), coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio con la collaborazione del l’ENEA, dell’ISPRA, delle ARPA e delle Università di Firenze, Urbino e “La Sapienza” di Roma. Lo studio dimostra che al 2020, riducendo del 20% i livelli di PM2,5 nelle città italiane, si arriverebbe ad avere circa 10.000 morti premature in meno, e riducendo della stessa quantità le concentrazioni di ossidi di azoto all’incirca 15mila. Senza contare che in Italia i costi collegati alla salute derivanti dall’inquinamento dell’aria si stimano fra i 47 e i 142 miliardi di euro nel 2010. Dati che descrivono ancor di più l’urgenza di politiche concrete di miglioramento della qualità dell’aria.

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