di Christian Campigli - Una bottiglia d'acqua di plastica, da mezzo litro con una cannula infilata a metà. Pochi centimetri più avanti della polvere bianca, cocaina, con ogni probabilità. Un piccolo cucchiaio e alcune cicche di sigarette.
Segnali chiari, evidenti, inequivocabili della presenza, durante la notte, di alcuni tossici consumatori di crack. Che si sono “fatti” proprio in quel punto. E che non hanno avuto nemmeno la vergogna e il pudore di portare via i propri resti, di gettarli nel primo bidone dell'immondizia. Una guanto di sfida alla legalità, al vivere in una comunità. O più semplicemente un grido d'allarme. Un processo inconscio per gridare al mondo: “Abbiamo bisogno di un aiuto”. Stamani, alle prime ore di questa calda domenica di maggio, Alessandro Rao, da anni impegnato nel denunciare le condizioni di degrado della zona, ha potuto osservare questo indegno spettacolo nei giardini posti al termine di via Vespucci, tra via di Peretola e via Pistoiese. Quartiere 5, estrema periferia nord della città. Qui l'immagine patinata del museo a cielo aperto più bello del mondo, invaso da turisti sorridenti arriva talmente sfumato da non sembrare essere reale. Nessuna mostra politicamente corretta con gommoni in bella vista, nessun negozio prestigioso, nessuna serata di gala. Qui siamo al confine. Questo è un rione dove è difficile persino sopravvivere, condurre a termine la giornata in modo normale, civile. E' complicato portare il proprio cane al giardino, vista la presenza di ratti (sì, avete letto bene, topi) e sporcizia in ogni angolo. Per non parlare di un genitore che, dopo una settimana di lavoro, oberato da una nazione pronta a chiedergli le più alte imposte d'Europa, vuol fare quattro passi col proprio figlio. Impossibile. Troppo pericoloso. Meglio prendere l'auto e andare in campagna. “Almeno lì c'è l'aria buona”. La presenza di una enorme comunità straniera non ha certo aiutato. Anzi. Ha creato l'effetto ghetto. Gli immigrati, le migliaia di clandestini, persino quelli che “ce l'hanno fatta” e hanno un regolare lavoro si sentono abbandonati al proprio destino. E i residenti sono stanchi di un'amministrazione comunale che si ricorda di loro solo alcuni mesi prima delle elezioni. Per chiedere, non certo per dare. In questa drammatica realtà persino la presenza di un gruppo Facebook, La voce del quartiere, Piagge, Brozzi, Quaracchi, Peretola e Novoli, può diventare determinante. Perché qui, ogni singolo cittadino si sente meno solo. Può condividere la propria rabbia, la sua amarezza. E soprattutto può denunciare quello che avviene. La rete avrà mille difetti, avrà fatto emergere il lato più barbaro e istintivo del nostro io più profondo. Ma ha certamente anche dato voce a chi la voce non ce l'avrebbe mai avuta. A chi ha difficoltà a farsi ascoltare persino dai propri consiglieri circoscrizionali. Sarebbe bello che un giorno, magari nemmeno troppo lontano, Palazzo Vecchio discutesse anche di questi problemi. E non solo di ztl, risciò e nuovo stadio.
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