Aula bunker di Santa Verdiana a Firenze, in una tranquilla mattina di metà settembre riparte il processo per la morte di Ashley Olsen, la 35enne americana strangolata l'8 gennaio scorso nel suo appartamento in via Santa Monaca, nel quartiere di Santo Spirito a Firenze.
Nell'aula intitolata a Gabriele Chelazzi, c'era Cheik Diaw, il 27enne senegalese, unico accusato dell'omicidio. Apparentemente tranquillo, occhiali da vista, felpa blu, jeans e scarpe da ginnastica; arriva pochi minuti prima dell'inizio dell'udienza, fa un cenno di saluto alla fidanzata, al cugino ed al fratello Abraham arrivati in aula, poi parla con Antonio Voce e Federico Bagattini, gli avvocati che lo difendono dall'accusa di omicidio volontario. Non può lasciare la cella perchè mancano gli agenti di polizia penitenziaria per scortarlo.
C'è anche Walter Olsen, il padre della vittima seduto accanto ai suoi avvocati Michele Capecchi e Giacomo Vinattieri. Vorrebbe seguire l'udienza ma dovrà uscire dall'aula perchè è anche testimone del processo e non può ascoltare le dichiarazioni gli altri teste.
Entra la corte, presieduta da Raffaele D'Isa, con due togati e dieci giudici popolari, tra cui otto donne, ed il processo entra subito nel vivo con la deposizione del vice questore aggiunto Alessandro Ausenda, che ha coordinato le indagini per la morte di Ashley. Un'udienza incentrata sugli accertamenti che hanno portato all'arresto di Cheik. Dalle telecamere, che inquadrano almeno 30 volte il senegalese nei pressi di casa di Ashley, ai tabulati telefonici, fino ai messaggi whatsapp, tra cui alcuni durissimi, la sera prima della morte, partiti dal cellulare di Ashley verso quello del fidanzato Federico Fiorentini dimostrando anche il rapporto turbolento tra i due. Nelle ore dopo il delitto è lui il "primo sospettato", come ha spiegato il vice questore Ausenda nella sua deposizione.
Poi la ricostruzione di tutti gli spostamenti di quella notte di Cheik e Ashley, fino ad arrivare al ritrovamento del cadavere proprio da parte del fidanzato della donna americana. Sarà un processo fatto di tante domande e forse solo di alcuni dettagli che però potrebbero rivelarsi decisivi.
Da parte dell'accusa, rappresentata dal pm Giovanni Solinas, c'è la convinzione che Cheik Diaw sia l'assassino di Ashley, mentre Voce e Bagattini sono certi di poter dimostrare l'innocenza del senegalese. E la colpevolezza di qualcun altro? Fissate le udienze fino alla fine del mese, con una doppia convocazione settimanale per ascoltare la lunga lista di testimoni.
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