“Confido nella forza delle donne per un riscatto della democrazia, ma perché ciò possa avvenire è importante che anche gli uomini capiscano che è da questo che dipende il destino del nostro Paese. Sono anni che con il mio giornale mi batto per tale scopo, ma non avevo mai visto una reazione come questa. E non è un caso che la Destra demonizzi tanto la mobilitazione di domenica, la violenza e la volgarità con cui la appella è patetica, è evidente che ne ha paura”. Queste le dichiarazioni preliminari di Concita De Gregorio, Direttrice dell'Unità, tra le protagonisti dell'incontro di oggi 'SEBBEN CHE SIAMO DONNE' a Palazzo Medici Riccardi. Incontro organizzato dalla Provincia Di Firenze in collaborazione con la Società Italiana delle Storiche che inaugura un corso di formazione per promuovere la parità nel mondo del lavoro. Con lei Susanna Camusso Segretaria Generale della Cgil; Franca Alacevich, Docente di Sociologia del lavoro e Preside della facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze; Elisabetta Vezzosi, Presidente Società Italiana delle Storiche; Elisa Simoni, Assessore alla Formazione Lavoro e Sonia Spacchini, Assessore alle Pari Opportunità: tutte donne al vertice, di un giornale, di una facoltà, di un sindacato e della politica; rare eccezioni in Italia. Un'iniziativa quella di oggi che cade quasi in contemporanea con la manifestazione 'SE NON ORA QUANDO' del 13 febbraio prossimo. “Quando le donne vengono chiamate in posti di responsabilità, spesso è perché la situazione è davvero disperata, ma questo succede anche in occasioni più semplici, per esempio in dibattiti televisivi in cui l'interlocutore è particolarmente difficile. Noi donne non sappiamo dire di no. Siamo le prime ad entrare in ufficio e le ultime ad uscire, senza contare il carico di lavoro aggiuntivo, quello della famiglia: genitori anziani da accudire e figli da crescere. Come se non bastasse una donna poi deve fare continuamente i conti con un costante senso di colpa, con la sensazione di essere nel posto sbagliato”. Citando i dati del Global gender gap la Alacevich sottolinea come “L'Italia negli ultimi anni sta tornando indietro nelle posizioni del lavoro e ancor più nell'area politica ed economica. Di Parità si parla tantissimo, ma si fa davvero poco. Nel nostro Paese la maggioranza dei laureati sono donne, poi però nel mondo del lavoro o non ci sono o ricoprono posizioni più basse degli uomini. E' evidente che c'è evidente spreco di risorse”. Negli anni 90 un esperimento ha dimostrato come nel caso di uno stesso curriculum presentato due volte, una con un nome maschile, l'altro con un nome femminile, ad essere premiato con l'assunzione era ovviamente quello di Mario e non di Maria. “La situazione di squilibrio esiste anche nell'ambito umanistico – continua la Alacevich - quello che spesso è considerato (pregiudizialmente ndr.) più tipicamente femminile. Poi nell'ambito scientifico lo squilibrio aumenta, se le donne sono ai primi posti nella ricerca a contratto a tempo determinato, tra gli ordinari poi scompaiono. Persino i fondi di ricerca si assegnano in modo discriminatorio. Spesso però siamo proprio noi donne che ci autodiscriminiamo, non ci candidiamo per fare ricerca o nelle commissioni di concorso”. La conclusione a cui giunge Franca Alacevich è che la discriminazione nel lavoro come ne mondo universitario è il riflesso della discriminazione che esiste nella politica. Sulla protesta di domenica dice:“Io non vorrei che domani facessero notizia Susanna Camusso o Concita De Gregorio o una come me che è diventata Preside dopo 130 anni di prèsidi maschili”.
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