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Monday, 20 October 2014 - 03:14
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Parco Mediceo di Pratolino

Il Gigante dell’Appennino di Giambologna torna ad essere visibile al pubblico

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Immagine articolo - Il sito d'Italia

Il Gigante dell’Appennino, il capolavoro del Giambologna, all’interno del Parco Mediceo di Pratolino torna ad essere visibile al pubblico.

Eretto dal celebre scultore fiammingo fra il 1579 ed il 1580, il colosso in muratura, alto oltre 10 metri, rivestito d’intonaco e pietra, aveva un tempo al suo interno grotte con decorazioni, affreschi e giochi d’acqua. Sotto il gruppo scultoreo esiste ancora la camera ipogea, che in origine ospitava la fontana di Narciso e automi mossi da meccanismi idraulici. Fu restaurato sia al tempo di Ferdinando de' Medici, che della famiglia Demidoff.

L’Appennino del Giambologna è certamente la maggiore attrazione di Pratolino per la sua imponenza ed unicità. Il Gigante si inquadra nella storia stessa del Parco di Villa Demidoff, infatti le mutazioni della statua rimandano a quelle dell’intera architettura dell’ambiente circostante: da giardino delle meraviglie rinascimentale, alla trasformazione barocca, sino alla completa reinvenzione in chiave romantica dell’inizio dell’Ottocento e quindi la rivisitazione dei Demidoff. L’ultimo intervento di restauro al Complesso del Gigante dell’Appennino, condotto da Mariachiara Pozzana per la Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio, con il fondamentale contributo dell’Opificio delle Pietre Dure e del CNR Opere d’Arte, era stato eseguito dalla Soprintendenza dal 1984.

L’attuale opera di manutenzione straordinaria della grande statua, iniziata a settembre 2011 e condotta in tre fasi consecutive, si è conclusa all’inizio del mese di ottobre. Resta da completare il restauro alla grotta inferiore, la sostituzione della recinzione perimetrale intorno al colosso, la manutenzione della vegetazione circostante e l’illuminazione dell’intero complesso e delle grotte. Complessivamente l’intervento ha comportato un costo di circa 315 mila euro. La Provincia di Firenze  ha presentato la candidatura per ottenere un finanziamento regionale attraverso il Bando “Investire in Cultura” della Regione Toscana, classificandosi al primo posto per un contributo economico di circa 183 mila euro.

Per i lavori di restauro è stata utilizzata una malta a base di calce, in tre tipi diversi di colori, formulata appositamente per l’opera, attraverso prelievi di intonaco antico. Tutte le stalattiti e le spugne sono state controllate e fissate, l’intera “pelle” del gigante è stata pulita, consolidata e protetta con prodotti specifici, rispettando colori e texture originali. Molti interventi sono stati eseguiti nelle due piccole camere interne alla statua: sia la grotta ipogea, che è stata messa in sicurezza, sia la cosiddetta “grotticina superiore” (già restaurata negli anni ‘80), dove è stata ricollocata una piccola statua di marmo detta “Venerina”. È stato inoltre ripulito il drago posto sul retro del complesso, opera dell’architetto Foggini, ed è stato ripristinato il flusso di acqua che sgorga dalla bocca del serpente sotto la mano sinistra del Gigante.

Adesso è essenziale che il lavoro fatto venga mantenuto. Anche piccoli interventi annuali possono prolungare la durata del lavoro che, come ricordava Vasari descrivendo la tecnica di realizzazione delle Fonti rustiche nell’introduzione alle Vite, “era per sua natura soggetto a rapido deperimento, per la molteplicità dei materiali e per la continua presenza dell’acqua”.

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