Chiuse le indagini per l'inchiesta Affari di famiglia, della Direzione distrettuale antimafia di Firenze.
Stamani è stato notificato l'avviso di conclusione indagini a sei persone coinvolte nei fallimenti delle società costituite per gestire il bar Curtatone di Firenze, nel centro del capoluogo toscano.
Il provvedimento è stato firmato dal pm titolare dell'inchiesta, Giuseppina Mione e dal Procuratore Capo Giuseppe Creazzo.
Tra i sei indagati figurano anche i fratelli siciliani Giovanni e Renato Sutera, rispettivamente di 60 e 56 anni, ritenuti i titolari di fatto della proprietà del bar Curtatone, e legati a Cosa Nostra.
Al momento i due sono detenuti rispettivamente nel carcere di Bologna ed il quello di Prato, per la coltivazione di marijuana in Spagna, finanziata anche con le entrate del bar.
Giovanni Sutera, inoltre, deve scontare l'ergastolo per l'omicidio di un gioielliere fiorentino. L'uomo. tra l'altro, è l'esecutore materiale dell'omcidio di Graziella Campagna, avvenuto a Villafranca Tirrena (Messina) nel 1985. Al momento dell'arresto Giovanni Sutera godeva della libertà condizionale che poi gli è stata revocata dal Tribunale di sorveglianza di Firenze.
Il bar Curtatone, attualmente, è stato sottoposto a sequestro preventivo e, contestualmente, è stato nominato un amministratore giudiziario.
Gli altri quattro indagati sono Luigi Morelli, 66enne imprenditore ed ex politico, Elton Hoxha, albanese di 33 anni, Annunziata Rizzo, 51enne prestanome di Sutera, e Giuseppe Ferrigno, 53 anni, anche lui ritenuto prestanome dei fratelli siciliani.
Per Massimiliano Marconi,Alessandro Franzone e Olesya Gulyaeva, ritenuti dalla Procura di Firenze prestanome dei Sutera e indagati in concorso, sono intervenuti i termini di prescrizione.
Tutti e sei sono accusati di bancarotta fraudolenta in concorso, mentre ai due fratelli Sutera, a Morelli e a Hoxha viene contestata anche la truffa ai danni dello Stato, per aver ottenuto con raggiri nei confronti dei funzionari dell'Inps l'indennità di disoccupazione che non gli sarebbe spettata.
Secondo i pm, Renato Sutera, insieme agli indagati, "con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, al fine di eludere le disposizione di legge in materia di misure di prevenzione nei suoi confronti, essendo soggetto socialmente pericoloso, in quanto dedito alla commissione di reati contro il patrimonio, da cui ha abitualmente tratto anche in parte i propri mezzi di sostentamento, avendo dal 2011, la proprietà del Caffè Curtatone, attribuiva fittiziamente la titolarità di quote societarie allo scopo di nascondere l'effettiva riconducibilità del bar" a lui e a suo fratello Giovanni.
Inoltre secondo i magistrati, i Sutera, Morelli e Xoxha si erano organizzati, producendo documenti falsi, per percepire l'indennità di disoccupazione, poi effettivamente erogata ai Sutera e a Xoxha.
Curiosità, Renato Sutera ha continuato a percepire l'indennità fino al mese dopo l'arresto per i fatti di droga al caffè Curtatone,
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