"Occorre superare le Regioni a statuto speciale: l'assetto di 70 anni fa non è quello attuale e questo tema, anche nel PD, va trattato con coraggio. Temo però che questa distorsione non sarà eliminata". Così Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, intervenuto questa mattina a Firenze, con il presidente lombardo Roberto Maroni, a una iniziativa pubblica organizzata dal "Distretto 108" del Lions Internazionale ("Senato federale: la Camera delle Regioni e delle autonomie locali fra diritto e tradizione italiana").
Portato a titolo di "scontato esempio" il caso dei lavoratori forestali ("un migliaio per tutta la Toscana, ben 17 mila per la Sicilia"), il presidente Rossi, sempre sulle Regioni a statuto speciale, ha aggiunto che "sta diventando intollerabile il fatto che lo Stato tratti in modo così diverso i cittadini".
Il confronto fra i due "governatori" ha toccato vari aspetti della attualità istituzionale alla vigilia del voto di fiducia per il nuovo governo guidato dal toscano Matteo Renzi. "Molti i difetti e molte le colpe delle Regioni - ha detto Rossi riferendosi a chi vorrebbe mettere in discussione non solo le Province ma pure le Regioni - ma con l'acqua sporca stiano attenti a non buttare via anche il bambino: nel nuovo Senato dovrebbero poter entrare, con rappresentanza unitaria, i rappresentanti delle Regioni e questo darebbe certo un nuovo slancio perchè delle Regioni, certo modificate e con uno Stato certo sovraordinato, c'è ancora grande bisogno".
Enrico Rossi ha poi sviluppato il suo ragionamento sulla possibilità di introdurre meccanismi per "un federalismo a più velocità" in un diverso rapporto con lo Stato centrale ("Certo con una compensazione a livello nazionale per i territori più in difficoltà, dobbiamo però arrivare a ottenere i soldi dei cittadini toscani ").
Fra i due presidenti, non è mancato l'accordo sulla opportunità di predisporre per il Parlamento, come Regioni italiane, una proposta condivisa sul Senato delle Regioni ("No alle Regioni piccoli Stati - ha precisato Rossi - si alle Regioni che pensano diversamente lo Stato").
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