Lo scorso 3 luglio rapinò l'ufficio postale di Santa Brigida, a Pontassieve, ma oggi i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Firenze e del Nucleo Operativo della Compagnia di Pontassieve hanno arrestato Francesco La Licata, pregiudicato e ritenuto responsabile della rapina. Inoltre sono state eseguito diverse perquisizioni a carico di suoi presunti complici.
La Licata è accusato, oltre che di rapina aggravata in concorso, anche di ricettazione ed incendio dell’autoveicolo utilizzato nella circostanza dai complici.
L'uomo è la stessa persona che nel 2012, tentò di uccidere la moglie all'interno del bar Curtatone di Firenze, oggi al centro dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia. Già all'epoca il bar era 'occultamente' gestito dai fratelli Sutera. Incredibile, come nelle indagini sul tentato omicidio nessuno abbia rilevato la presenza degli esponenti di Cosa Nostra. Per quella vicenda subì una condanna a 7 anni e 8 mesi.
Per la La Licata, residente a Campi Bisenzio, si sono nuovamente aperte le porte del carcere di Sollicciano, su richiesta del sostituto procuratore Angela Pietroiusti, accolta dal gip Fabio Frangini.
La rapina fruttò poco più di 300 euro e le indagini dei militari dell'Arma scattarono immediatamente. Grazie ai filmati delle telecamere di sorveglianza, gli investigatori sono riusciti ad individuare l’autovettura “pulita” a bordo della quale i rapinatori si erano allontanati dopo aver dato alle fiamme l’altro mezzo e da questa al suo reale utilizzatore, risultato essere proprio l’odierno arrestato.
L’aspetto fisico di quest’ultimo è poi risultato perfettamente calzante alla descrizione di uno dei due autori, soprattutto per alcuni caratteristici tatuaggi sugli avambracci. Stretto il cerchio attorno a La Licata per la rapina di Pontassieve, la successiva analisi degli elementi comuni ad un’ulteriore rapina verificatasi ad inizio agosto di quest’anno ai danni di un ufficio postale di Campi Bisenzio, ha consentito di indirizzare le indagini su altri tre soggetti (un italiano e due albanesi), nei cui confronti sono state eseguite delle perquisizioni delegate.
Il consueto modus operandi, in particolare l’entrare in azione - all’inizio del mese - immediatamente dopo la consegna di ingenti somme di denaro alle varie filiali da parte di furgoni portavalori, l’impiego di autovetture o motocicli rubati, il travisamento con passamontagna e l’utilizzo di almeno un’arma nonché le caratteristiche fisiche ricorrenti dei rapinatori, sono stati tutti aspetti analizzati dagli inquirenti per attribuire al momento la responsabilità della rapina di Pontassieve a La Licata.
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