''Ci dicevano che il lato era quello sbagliato, che era tutta una leggenda. Oggi la ricerca dell'ingegner Maurizio Seracini e della National Geographic Society con l'Opificio delle Pietre dure, a disposizione di tutta la comunità scientifica che qui è la benvenuta, dimostra che in Palazzo Vecchio sotto il Vasari ci sono colori, materiale organico, il nero che è lo stesso usato per la Gioconda, un'intercapedine. Queste sono le tracce della Battaglia di Anghiari''. Sono le parole di Matteo Renzi al termine della conferenza stampa di oggi in cui sono stati presentati alla stampa i tanto attesi risultati della ricerca sul misterioso affresco di Leonardo.
Il Sindaco Renzi e il professor Seracini direttore della ricerca hanno svelato le 'prove' dell'esistenza del capolavoro perduto con entusiasmo e anzi sulla base di quelle chiedono ora di andare avanti, ma per proseguire l'indagine sul dipinto del Vasari, che a quel punto diventerebbe invasiva, occorrono le autorizzazioni del Ministero dei Beni Culturali.
''A nome della citta' di Firenze chiedo al Governo e al ministro per i Beni culturali Lorenzo Ornaghi di autorizzarci a verificare quanta ne è rimasta, in che condizioni si trova e a capire se possiamo riportarla alla luce per mostrare l'opera di Leonardo ai cittadini di tutto il mondo'', ha affermato Renzi.
Pigmenti di colore rosso, nero e beige, queste le prove lampanti per Seracini, non sono invece bastati a convincere gli scettici o gli avversi alla ricerca che anzi da subito hanno dichiarato la loro contrarietà alla ricerca del Leonardo 'ai danni' del Vasari e che ora anzi mettono in discussione quelle stesse scoperte.
''La conferenza stampa di Palazzo Vecchio ci riporta ad una dimensione pregalileiana della conoscenza: i risultati provengono da un laboratorio privato, e non sono stati verificati da nessun istituto terzo rispetto al team che guida una ricerca che gli stessi promotori hanno definito finalizzata 'al marketing'. Si chiede di 'credere', non di verificare un risultato scientifico''. E' quanto afferma Tomaso Montanari, professore associato di storia dell'arte moderna all'Università degli Studi di Napoli "Federico II", tra i 400 firmatari dell'appello a difesa dell'integrità dell'affresco del Vasari contro le ''perforazioni'' effettuate per la ricerca della ''Battaglia di Anghiari''. ''Se davvero i dati sono così clamorosamente a favore della presenza della Battaglia di Anghiari - aggiunge Montanari - Seracini avrebbe avuto tutto l'interesse a far ripetere gli esperimenti all'Opificio: perché non lo ha fatto? Per come sono stati forniti, questi dati non cambiano la situazione di una virgola. E cio' che Renzi ha detto a Ornaghi conferma che il sindaco di Firenze non ha purtroppo la piu' pallida idea di cosa sia il patrimonio storico e artistico italiano''.
La stessa Acidini, soprintendente al Polo museale della città di Firenze, ha invitato alla cautela: "Si tratta di una strada tortuosa. Ora bisogna appronfondire questi primi risultati della ricerca e occoreranno mesi per svolgere le analisi necessarie. Qualcuno, alla fine, potrebbe anche rimanere deluso". "Ad oggi - ha sottolineato Acidini - abbiamo solo la certezza che c'e' un'intercapedine e che sono presenti le stesse sostanze che utilizzò Leonardo per la Gioconda e il San Giovanni Battista". La soprintendente ha anche precisato che solo una parte dell'affresco in questione (dimensioni ipotizzate: 17 metri x 5) potrebbe essere di Leonardo: quella centrale (3,5 metri x 4). Quindi, ha concluso Acidini, "ora bisogna procedere passo per passo, utilizzando metodi non invasivi".
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