Come già segnalato, si è svolta ieri sera alla libreria Feltrinelli International l’attesa conferenza di presentazione del libro “I giornalisti che ribaltarono il mondo. Le voci di un’altra informazione”.
Il libro curato da Jason Nardi e edito da Nuovi Mondi è di urgente attualità perché raccontando la storia dell’Inter Press Service, storica agenzia internazionale nata negli anni ’60, propone diapositive sul giornalismo di ieri e di oggi, mettendo in luce la sagoma di un’informazione sempre più presa di mira e ridotta all’osso. A presentare il volume l’autore Roberto Savio, il presidente dell'Associazione Stampa Toscana Paolo Ciampi, Lorenzo Guadagnucci, giornalista del Quotidiano Nazionale / La Nazione, Simone Siliani, Fondazione culturale responsabilità etica e Jason Nardi, curatore del libro.
L’IPS è oggi considerata la principale fonte di informazione indipendente sui paesi in via di sviluppo, ma al momento della sua nascita ha dovuto far fronte all’ostilità delle altre agenzie esistenti che si opponevano a questa nuova voce. Il suo intento era quello di raccontare l’informazione dalla parte di chi la subisce, di proporre l’idea di un mondo più ricco attraverso una pluralità di voci, la partecipazione e la cooperazione internazionale. Come ha ricordato Lorenzo Guadagnucci, l’IPS si pone ancora oggi l’obiettivo di fornire gli strumenti per comprendere le notizie e collocarle nel contesto, non quello di raccontare la notizia “bruta” e fine a se stessa. Per dirla con le parole dell’autore Roberto Savio “l’informazione non deve spiegare, ma deve dare gli strumenti per la lettura del mondo. Il giornalismo deve dare le chiavi per analizzare i meccanismi di cui siamo parte”.
Il libro è quindi un affresco corale, un racconto collettivo dei giornalisti che sono passati per l’IPS e che risolleva la difficile questione del giornalismo oggi. Infatti emerge un mondo dell’informazione qualitativamente peggiore rispetto a quello degli anni ’60, basato solo su dinamiche di mercato, un mondo scarno fatto di frasi brevi, di aggettivi in via di estinzione, e un pluralismo di voci sempre più uguali. Siamo nell’era dei “tg in un minuto” e dell’“Infotainment” e stiamo assistendo alla scomparsa dei giornalisti inviati. Alla berlina sembra essere proprio la professione stessa, la figura del giornalista che da “nomade dell’informazione” è diventato “sedentario di redazione”. Viene alla mente la famosa conferenza stampa all’Hotel Palestine, tenuta a Bagdad nel 2003 dopo l’abbattimento della statua di Saddam Hussein. Un giornalista domanda “cosa avrebbe fatto Ryszard Kapuscinski in un'occasione del genere?», e la risposta di una giornalista polacca: «Non sarebbe qui in albergo con noi. Lui sarebbe dall'altra parte, in qualche casa di iracheni, in qualche locanda malfamata».
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