Se il diffondersi dell’epidemia in Cina ha preoccupato il mondo, le notizie che dal 20 febbraio in poi hanno riguardato il suo arrivo in Italia e una possibile escalation in tutto il vecchio continente hanno forse definitivamente messo il mondo di fronte alla possibilità di cambiamenti economici radicali in seguito a quello che è stato poi denominato COVID-19. Certamente, già da Gennaio in particolare i mercati asiatici hanno comprensibilmente risentito delle notizie che, con alcune polemiche iniziale legate alle accuse di sottovalutazione da parte del governo cinese, riportavano della diffusione di un virus che riporta alla mente l’emergenza SARS ma che si è poi rivelato da una parte fortunatamente meno mortale, dall’altra dotato di una più facile possibilità di contagio, con tutto ciò che ne sarebbe potuto conseguire. Eventi che hanno inevitabilmente influenzato anche il mondo degli investimenti azionari, sia quelli che avvengono nei modi tradizionali, sia quelli che, in modo sempre maggiore, vengono effettuati tramite le piattaforme di trading.
Proprio mentre i numeri cinesi iniziavano a riportare un qualche ottimismo perché il trend dei contagi era discendente, il COVID-19 ha iniziato a diffondersi in modo preoccupante in Sud Corea, in Iran, e come è purtroppo a tutti noto nel nostro paese. La diffusione in Italia ha particolarmente preoccupato il resto del mondo, l’economia e i mercati non solo perché il nostro è uno dei paesi più industrializzati ma anche perché questo evento può essere prodromico a una diffusione su più larga scala in Europa e non solo e, nell’ipotesi peggiore ma che ancora non si può escludere totalmente, al rischio di una pandemia. Tutto è cominciato come è noto il 20 febbraio con le notizie che riguardavano quello che è stato poi definito il “paziente 1” , un 38nne di Codogno risultato positivo al tampone per Coronavirus. Prima di lui, erano risultati infetti in Italia solo due anziani turisti cinesi e un italiano tornato dalla Cina, ma è stato il caso di Codogno a far prendere coscienza del fatto che il virus si stava diffondendo in Italia e in particolare in quella che è stata poi definita la “zona rossa” una serie di comuni lombardi messi poi in stretto isolamento.
Certamente, notizia e possibili effetti della diffusione del nuovo Coronavirus sono di portata tale da non poter non influenzare i mercati e le decisioni di investimento. Se le borse di tutto il mondo e non solo quella italiana, che è stata la prima ad essere colpita, stanno vivendo giorni di crisi e di segni rossi sui grafici, ci si interroga su quali possano essere investimenti ancora redditizi in una congiuntura di crisi che, secondo alcuni analisti, potrebbe essere peggiore di quella del 2008. A fine Gennaio, Pictet AM, uno dei maggiori esperti di asset management, faceva presente come fosse ancora prematura una posizione definitiva in merito, perché era necessario capire se ci si trovasse di fronte ad un'epidemia di breve durata e geograficamente localizzata, ad un'epidemia di più lunga durata, o addirittura a una pandemia. Già rispetto al secondo caso, si faceva presente che il settore della salute sarebbe certamente stato il principale ‘beneficiario’ della crisi e quindi quello su cui investire maggiormente. Dopo questo, meritevoli di attenzione per investimenti sarebbero il settore dei servizi di pubblica utilità e quello dell’energia.
Da fine gennaio, la situazione rispetto al COVID-19 è certamente cambiata e almeno la seconda delle ipotesi, ovvero quella di un’epidemia di durata più lunga e che oltrepassi i confini della Cina, è già realtà. In questo momento, questi sono le nazioni che hanno già superato i 1000 contagi in zone differenti del mondo:
La Sud Corea, in Asia Orientale, che ha visto dalla metà di febbraio salire progressivamente il numero dei contagi
L’Iran, in Medio Oriente. Dopo polemiche iniziali che accusavano il governo iraniano di cercare di minimizzare la diffusione dell’epidemia, il paese è al momento il secondo dopo la Cina per numero di vittime, e il quarto per numero di contagi
L’Italia, in Europa. La crisi è iniziata il 20 febbraio ed è tuttora in corso, destando preoccupazione anche negli altri paesi europei.
Ma lo scenario sembra essere in rapida evoluzione, tanto che negli ultimi giorni anche altri paesi europei come Germania, Francia, e Spagna hanno dovuto osservare un progressivo aumento del numero dei contagi. Lo stesso ministro della sanità del Regno Unito, ha evocato il rischio di dover blindare in futuro le zone più colpite, e definito “realistico scenario peggiore” la possibilità di 500.000 morti nel paese per COVID-19. Pur nell’auspicio che il peggiore scenario invocato dal ministro inglese non sia realizzi, ci troviamo sicuramente di fronte a un’emergenza sanitaria con la quale anche i mercati dovranno fare i conti.
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