Un clima lavorativo da 'regime', con stipendi non pagati e il conto dei minuti trascorsi in bagno. Fino alle minacce con le pistole e ai pestaggi con le spranghe di ferro.
E' la testimonianza choc di un'ex dipendente del Caffè Curtatone di Firenze, il bar al centro di un'inchiesta della Direzione distrettuale Antimafia, andata in onda mercoledì scorso durante La Pancia, la trasmissione di Rtv38 (clicca e guarda il video).
“Ho conosciuto Renato e Giovanni Sutera, soprattutto Renato che frequentava il bar ogni giorno” spiega l'ex dipendente. “Renato è una persona particolare che dirigeva il Curtatone con regole lavorative da regime” prosegue “se un dipendente aveva la necessità di andare al bagno, non poteva andarci fino a che il responsabile non aveva segnato l'orario d'ingresso e il tempo trascorso in bagno”.
Ma i Sutera, secondo la testimonianza, anche nel bar mettevano in atto i loro atteggiamenti criminali. Ne sono esempio due episodi avvenuti all'interno del Curtatone. “Un caso ha coinvolto un collega, che dopo aver manifestato dissenso nei confronti di Renato per lo stipendio e per il clima in cui si trovava a lavorare, è stato portato in ufficio e lì è stato picchiato in maniera selvaggia con una spranga di ferro da Renato”.
“L'altro episodio ha coinvolto un ex socio – spiega l'ex dipendente - che una sera era arrivato al locale con dei divani un po' particolari, perchè voleva creare una situazione da night all'interno di una sala del bar. All'inizio è stato aggredito verbalmente da Sutera, fino a che l'ha rincorso nella strada laterale del bar armato di pistola”.
Nel corso dell'intervista emerge il clima di terrore che si viveva all'interno del Curtatone e l'ex dipendente spiega come il bar fosse una tappa fissa di persone in divisa.
“Era frequentato storicamente dalle forze dell'ordine, una parte ha provato ad avvisarci sapendo probabilmente cose che riguardavano Renato Sutera e che noi non conoscevamo – spiega - mentre c'era una parte che aveva nei confronti di Renato un rapporto assolutamente amichevole, gli stringevano la mano, lo salutavano, lo ringraziavano”.
“A quel punto avevamo capito che c'era qualcosa di strano e diciamo che, in maniera più o meno grande, abbiamo iniziato ad avere paura, lui era minaccioso con tutti”.
Ma il timore che gli investigatori fossero sulle sue tracce impauriva anche Renato Sutera. “Una volta a settimana – spiega l'ex dipendente - Sutera chiudeva il bar, faceva venire persone di sua conoscenza e, mentre noi facevamo le pulizie, faceva bonificare il Curtatone perchè aveva paura delle microspie. Faceva addirittura smontale le placche delle prese elettriche”.
Questo era il Caffè Curtatone, il mondo sommerso dei Sutera a Firenze.
GUARDA IL VIDEO de LA PANCIA (da 1:11:00)
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