Aveva deciso di non dare nell’occhio lavorando come meccanico presso un’officina abusiva.
In realtà, continuava a vivere border line, cercando di nascondere il suo passato da spacciatore di cocaina. L’uomo, un albanese di 40 anni, ogni mattina si recava presso un capannone di via Maragliano, a Firenze, poco distante dal Tribunale. Ci sapeva fare con i motori, ma aveva un conto da regolare con la legge. Era sicuro che non l’avrebbe mai saldato.
“Erano passati molti anni”, ha detto ai poliziotti, “e pensavo che non mi avreste mai scovato”. Nel 2010, l’albanese era stato condannato a quattro anni di reclusione dal Tribunale di Ascoli Piceno per spaccio di stupefacenti, che gli aveva comminato pure l’espulsione come misura di sicurezza, da eseguire a pena scontata. La sua carriera era già iniziata nel 2006, con una condanna a tre anni e sei mesi di carcere sempre per spaccio.
Per lui la droga era un business e neanche gli arresti domiciliari, ottenuti nel 2011, gli sono serviti a cambiare idea. La polizia, nell’aprile, lo sorprese in casa della moglie, dove scontava la pena, con duecento grammi di cocaina. Vendendola avrebbe ricavato circa ottomila euro.
Lo scorso lunedì, a Firenze, gli investigatori della Polstrada lo hanno neutralizzato. L’uomo, rintracciato nel capannone, ha fatto finta di nulla. Ma i poliziotti sapevano di doverlo espellere dall’Italia: infatti, il Magistrato di Sorveglianza di Firenze aveva disposto l’esecuzione del provvedimento di rimpatrio emesso nel 2010 dal Tribunale di Ascoli. E così è stato. Nel pomeriggio, gli agenti hanno accompagnato lo straniero all’aeroporto di Fiumicino. Ora lo spacciatore si trova in Albania e la sua carriera in Italia è terminata.
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