Fiorino d’oro alla memoria del partigiano Giorgio Pacini, scomparso all’età di 94 anni lo scorso maggio, a cui è stata dedicata la cerimonia del 72esimo anniversario della Liberazione di Firenze.
Il massimo riconoscimento della città di Firenze è stato consegnato dal sindaco Dario Nardella alla moglie e al figlio del partigiano che partecipò direttamente alla lotta di Liberazione di Firenze dal regime nazifascista.
“Giorgio era una persona straordinaria, un grande partigiano, un combattente, un resistente, che fino all’ultimo giorno non ha mai smesso di trasmettere con passione i suoi ricordi e i suoi valori ai giovani - ha detto il sindaco Nardella -. A lui dedichiamo questo 11 agosto. Il Fiorino che consegniamo alla moglie Marcella e al figlio Alessandro è un riconoscimento anche a tutti i partigiani che ancora mantengono vivo il racconto della loro vita”.
Alla cerimonia nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, oltre al sindaco sono intervenuti per la prima volta, uniti nell’omaggio alla memoria e nell’affermazione della libertà contro il terrorismo, l’imam e presidente nazionale dell’Ucoii Izzedin Elzir, il rabbino capo della Comunità ebraica di Firenze Joseph Levi e il vicario generale dell’Arcidiocesi di Firenze monsignor Andrea Bellandi. Nel Salone dei Cinquecento erano presenti anche alcuni partigiani e una rappresentanza di sikh i cui soldati contribuirono alla liberazione della città.
“Oggi non potevamo pensare al valore e al significato della liberazione per Firenze e per l’umanità in generale senza interrogarci su cosa stia succedendo nel mondo - ha affermato il sindaco -. La strage di Nizza del 14 luglio con 85 morti, l’uccisione di padre Jacques Hamel a Saint-Étienne-du-Rouvray del 26 luglio, l’attentato a Kabul del 22 luglio con più di 80 morti sono solo gli ultimissimi attacchi terroristici più vicini a noi. Attacchi che ormai quasi settimanalmente siamo chiamati a commentare e a proposito dei quali ogni volta ribadiamo, credendoci, che non vogliamo abituarci a questa spirale di terrore e morte, alla ineluttabilità di una condizione di paura e di soppressione”. “Per questo, abbiamo pensato che fosse quanto mai urgente e fondamentale dedicare questa cerimonia e il ricordo della liberazione della nostra città al significato che la liberazione e la lotta partigiana di resistenza hanno avuto per affermare la convivenza civile e religiosa nella nostra città e nel nostro Paese - ha continuato Nardella -. Vogliamo riflettere su quanto la liberazione sia stata decisiva per recuperare tutti i diritti fondamentali di libertà, e tra questi le libertà di pensiero e religiosa”.
“La giornata di oggi riteniamo possa essere un’ulteriore tappa di un dialogo già in corso nella nostra città dopo la Consulta per il dialogo con le confessioni religiose del 2009, la Scuola fiorentina per l’educazione al dialogo interreligioso e interculturale avviata nel 2015 e il Patto di cittadinanza tra la Comunità islamica di Firenze e Toscana e Firenze di quest’anno - ha spiegato il sindaco -. Oggi ci ritroviamo a ribadire il legame che c’è tra la storia di Firenze, i valori della libertà e la necessità di essere uniti nel dare una risposta alla violenza e alla disumanità del terrorismo, della guerra, dello scontro di religione, dell’odio razziale. Il dialogo è un dialogo tra uomini, personale, non tra religioni o correnti di pensiero, che vuol far conoscere sempre qualcosa in più dell’altro, che ci pone con il rispetto verso chi ha idee e valori differenti dai nostri. Questo lavoro non vuole nascondere o rinunciare alla verità di ciascuno, ma condividere, mettere a disposizione dell’altro le nostre certezze per fare un percorso insieme”. “Oggi, a distanza di 72 anni, ci troviamo ancora una volta a difendere gli stessi valori e, ironia della storia, a difenderli contro uomini e donne che usano le stesse intenzioni e le stesse dichiarazioni - ha aggiunto il sindaco -. Per questo oggi Firenze può stringere un patto per la libertà, un patto tra le forze laiche e religiose, tra le Istituzioni e cittadini, tra i civili e i militari nel quale ogni membro di questa comunità si senta incluso e non escluso, si senta coinvolto e non spettatore. Firenze città libera e aperta è una città in grado di dire senza se e senza ma no alla violenza e no al terrorismo”. “In questi mesi e settimane ci sono persone che in nome della religione si ritengono martiri e rinunciano alla propria vita con lo scopo di distruggere vite innocenti - ha dichiarato Nardella -. Per la liberazione di Firenze, come per lotta di resistenza, ci sono stati uomini e donne, quelli sì martiri, che hanno rinunciato alla propria vita non per distruggere la vita dei propri concittadini, ma per assicurare libertà e giustizia a chi veniva dopo di loro. Abbiamo chiesto ai rappresentanti delle tre principali confessioni abramitiche di stare con noi per ricordare ciò che i predecessori hanno fatto per la nostra città e per rinnovare un impegno con le Istituzioni laiche e con la città”. “Firenze se vuole essere coerente con ciò che ha fatto l’11 agosto 1944 - ha concluso il sindaco Nardella - deve garantire a chiunque la piena libertà di religione e gli strumenti per poterla esercitare privatamente e pubblicamente, altrimenti sarebbe ipocrisia. È un impegno che ci riprendiamo con tutte le comunità religiose della nostra città”.
Le celebrazioni si sono aperte stamani alle 7 con i rintocchi della Martinella, la campana della Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio che l’11 agosto 1944 annunciò alla città il ritorno alla libertà e alla democrazia. Il sindaco ha assistito direttamente sulla Torre di Arnolfo al rintocco insieme al consigliere comunale Fabrizio Ricci e al comandante provinciale dei carabinieri di Firenze colonnello Marco Lorenzoni. Alle 10 invece in piazza dell’Unità Italiana c’è stata la deposizione di una corona di alloro da parte delle autorità civili, religiose e militari al monumento ai Caduti di tutte le guerre. Infine, stasera alle 21 nella Loggia dei Lanzi ci sarà un concerto per la cittadinanza.
Nella foto: il Sindaco Nardella, stamani, in compagnia di un partigiano
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