La colonna della Giustizia di piazza Santa Trinita a Firenze è in fase di restauro: il monumento è già stato avvolto da un alto ponteggio e i lavori termineranno in circa 200 giorni.
Il progetto di recupero, dal valore di 150 mila euro, sarà realizzato grazie alla concessione di spazi pubblicitari.
La colonna, insieme alla colonna della Pace in piazza San Felice e quella della Religione in piazza San Marco, fanno parte del grandioso processo celebrativo avviato da Cosimo I de' Medici per la nomina a Granduca avvenuta nel 1570. Il monolito collocato in piazza Santa Trinita, davanti alla chiesa omonima, è un dono del 1560 di Papa Pio IV alla casata medicea e proviene dallo spoglio delle Terme di Caracalla. Il colossale fusto, dopo essere stato debitamente imbragato, iniziò il suo viaggio arrivando, attraverso mille peripezie, per via d’acqua sino a Ponte a Signa e poi, per via di terra sino a Firenze, trainato per mezzo di argani piantati nel terreno e azionati da uomini e cavalli che lo facevano avanzare su rulli lignei a loro volta posizionati su travi. A soprintendere il trasporto erano stati incaricati Giorgio Vasari e, in particolare, Bartolomeo Ammannati. Di fatto, la colonna inizierà a prendere forma definitiva attorno al 1570 quando sarà realizzato il rivestimento del dado di base in marmo bianco completato da una bordatura perimetrale in una breccia violacea proveniente dalle cave di Seravezza. La realizzazione della statua, che con la mano destra brandisce una spada sguainata mentre con quella sinistra solleva una bilancia, fu affidata a Francesco del Tadda e a suo figlio Romolo, specialisti nella lavorazione del porfido, i quali eseguirono la realizzarono sul modello preparato dall’Ammannati. Per il completamento della scultura, costituita da sei pezzi di porfido rosso antico proveniente dai deserti egiziani, assemblati con perni e fasce in rame, servirono circa undici anni di lavoro e, solo dopo la sua collocazione, presumibilmente per equilibrarne le proporzioni, si provvide a dotarla di un mantello in lamiera di rame.
Oggi il monumento si presenta come l’assemblaggio di parti ben distinte ed eterogenee ma sufficientemente coese. Ciò nonostante il fusto ha marcate esfoliazioni. La statua alla sommità evidenzia in maniera grossolana le sei parti che la compongono. Il mantello ha una diffusa ossidazione con innumerevoli mancanze e lacune. I marmi presentano tracce di residui metallici provenienti dal mantello sovrastante e sono decoesi.
Dal 2014 la colonna è ‘sorvegliata’ speciale con due sensori installati sulla sommità per verificarne in tempo reale la stabilità. Si tratta del primo monumento controllato con continuità dalle Belle arti, che a campione verificano il patrimonio artistico fiorentino. Dopo il restauro i sensori verranno riposizionati.
In totale il servizio Belle arti si trova a gestire un patrimonio cospicuo di monumenti fra i più importanti al mondo. I beni censiti sono oltre 300, dalle lapidi ai palazzi più importanti della città come Palazzo Vecchio, senza tralasciare le Chiese, le logge ed i monumenti.
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