Una lunga lettera agli oltre cinquemila dipendenti del Comune di Firenze: l'ha inviata oggi il sindaco Matteo Renzi all'indomani delle polemiche nate da una sua intervista a Sport Week nella quale faceva un paragone tra il personaggio del ragioniere Ugo Fantozzi e quei dipendenti comunali che si mettono in fila, prima dell'orario di uscita, per timbrare in cartellino.
Nella lettera, che inizia con un «cari colleghi», il sindaco 'rottamatorè ribadisce che «non mi sembra un gesto bello che verso le 13.45-13.50 in alcuni uffici del Comune si formi una piccola coda di persone in attesa di strisciare l'uscita e andarsene». «Considero questa scenetta - scrive il rottamatore - un simbolo di quello che non si deve fare: diamo infatti l'impressione di considerare il lavoro come una prigione dalla quale evadere prima possibile. E vi garantisco - prosegue - che i cittadini che frequentano Palazzo Vecchio o i turisti in visita al Museo quando scoprono la causa della coda si mettono a ridere. Ridono per non piangere. Ma ridono di noi, perchè vedono in un colpo solo certificati tutti i luoghi comuni che danneggiano l'immagine del dipendente pubblico. Personalmente ci soffro e mi dispiace». «Io so che non è così» scrive ancora Renzi che sottolinea di aver «imparato ad apprezzare la qualità della maggioranza dei lavoratori del Comune» e che tuttavia «chi si mette in coda un quarto d'ora prima per scappare getta un'ombra su tutti i dipendenti pubblici. Fa passare in secondo piano la dedizione quotidiana di chi crede in quello che fa. E realizza un gigantesco spot per chi parla di fannullonismo un giorno sì e l'altro pure».
Renzi, spiega di aver ricevuto dai dipendenti diverse email con «dubbi, critiche e anche suggerimenti». «Molti - scrive nella lettera - hanno detto che le mie frasi provocano il discredito verso chi fa bene il proprio lavoro. Accetto la critica, come è doveroso che sia. Ma penso che anzichè reagire alle mie frasi i dipendenti pubblici onesti, capaci e meritevoli dovrebbero indignarsi per chi, non comportandosi bene, fa passar male tutti gli altri». «A mio giudizio - aggiunge il sindaco - è fondamentale difendere chi si comporta bene, non difendere tutti i dipendenti solo perchè sono dipendenti pubblici. Tra di voi, come tra i politici, gli imprenditori, i lavoratori nel privato, c'è anche chi fa il furbo e difendere le piccole furbizie non aiuta nessuno».
Renzi, inoltre, spiega che «qualcuno mi ha scritto: 'Sindaco, pensa a riorganizzare la macchina anzichè a fare battaglie contro i furbetti dello striscinò. Sono sincero: l'una cosa non esclude l'altra. Se è giusto stigmatizzare comportamenti discutibili, è bene farlo. Quanto a noi, sapete che alla fine di settembre scadranno gli incarichi dirigenziali e le posizioni organizzative. In questi giorni mi farebbe piacere ricevere in totale libertà vostre riflessioni, critiche, suggerimenti, proposte e idee pensate da chi vive la macchina giorno dopo giorno. Non abbiate timori reverenziali». «Viviamo un tempo di crisi economica - osserva il sindaco -. Aumentano i precari. Crescono i disoccupati. Spuntano pericolose crisi aziendali. Non è facile parlare con chi magari ha 53 anni e ha perso il lavoro: il mercato lo considera troppo giovane per la pensione, troppo anziano per una nuova occupazione. Credetemi, non è facile. Noi che lavoriamo nel pubblico abbiamo una grande responsabilità davanti anche a queste persone: mostrare - conclude - che ci si può mettere il cuore con orgoglio e dedizione. E farlo rispettando i colleghi, ma anche rispettando con il nostro impegno chi il lavoro ha perso o non ha mai trovato».
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