Un altro Italia-Germania. Ce ne e' uno nelle emozioni di ogni azzurro, calciatore o tifoso. Daniele De Rossi era a Dortmund, quel 4 luglio del 2006, Grosso e poi Del Piero ai supplementari per infrangere il sogno Mondiale di una nazione intera. ''Si' - ha detto ieri il centrocampista della nazionale - ci sono delle similitudini con quella serata. Avverto lo stesso clima. Anche allora la Germania era favorita, a spingerla verso la finale in casa c'era tutto il popolo. Fu una serata epica. Speriamo domani sia ancora Storia''. Non c'era, quella sera in campo, e De Rossi tifo' il doppio: scadeva con quella semifinale la squalifica inflitta per la gomitata in Italia-Usa. Anche per questo darebbe qualsiasi cosa per non perdere anche l'Italia-Germania di oggi, nonostante l'infiammazione del nervo sciatico che lo ha bloccato contro l'Inghilterra (''vediamo come va l'allenamento'' le parole di prima, ''e' andata bene'', il verdetto''). ''Sono fatto cosi', non voglio mai perdermi una partita. Ma non dite che ho carattere - sottolinea - Quello vale se stringo i denti per un Triestina-Roma di Coppa Italia, e anche li' non ci sto a saltarla. Contro la Germania, bella forza volerci essere...''. Eppure e' proprio questa la partita da cuori forti. Ancora una volta da sfavoriti e col pubblico contro. Diciottomila i tifosi tedeschi attesi allo stadio di Varsavia, tra 3.000 italiani ed eccezionali misure di sicurezza (6.000 poliziotti attorno allo stadio). ''Rispetto alla semifinale del Mondiale, sono due epoche diverse. Altri giocatori. Ma c'e' lo stesso spirito'', spiega De Rossi, in campo al fianco di Gattuso e Cannavaro allora, e ora costretto a sgridare Balotelli. ''Lo trattiamo come uno della squadra. Non e' difficile farsi ascoltare da lui, e poi ci pensa Prandelli'', dice rispondendo alla domanda di un giornalista straniero. Ed e' l'assist per capire cosa abbia detto al giovane attaccante in campo contro l'Inghilterra, in quel minuto di fuoco a fine primo tempo. ''Nessuna rissa, come e' stato scritto - prova a spiegare - Ho detto le cose che dico spesso ad altri compagni, solo che c'era rumore e mi dovevo far sentire...Nell'intervallo abbiamo parlato, siamo stati vicini per 5'. E lui nella ripresa ha giocato meglio''. Fara' coraggio anche questa volta, ai ragazzi cui una maglia azzurra contro la Germania puo' pesare troppo. E lo aiutera' il coraggio del gioco. ''Mi diverto a giocare in questa nazionale: lo facciamo a memoria'', sottolinea De Rossi, visto che concentrazione e determinazione stavolta non possono venire meno. ''Si', e' vero, spesso nella nostra storia abbiamo commesso il difetto di sottovalutare avversari deboli per poi giocare alla grande contro quelli piu' forti. Non dovremmo ma e' cosi': e in ogni caso, domani nessun pericolo del genere. Ma la nostra arma non sara' solo l'approccio''. Stavolta c'e' il gioco. ''Ha ragione Loew - ammette De Rossi, protagonista di un Europeo eccellente sia da difensore centrale sia da centrocampista - a temere Pirlo. Concentrare le attenzioni su di lui puo' essere un vantaggio per me, a patto che davvero non lo disinneschino, come dice il loro ct...L'Italia non e' solo Pirlo, e' palleggio, e' gioco. In questi due anni abbiamo reso letale il palleggio: vediamo se ci riesce anche contro la squadra piu' forte''.
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