“E' morto per l'asfissia e ci sono i segni su tutto il corpo”, “no, è morto per la cocaina”, “sì e poteva morire ovunque perchè affetto da Excited delirium”. E' la sintesi estrema delle dieci ore dell'udienza del processo per la morte di Riccardo Magherini, con quattro carabinieri e due volontari Cri imputati con l'accusa di omicidio colposo (con un militare alla sbarra anche per percosse), che ha visto sfilare le testimonianze dei team dei medici legali. Nell'aula 28 del tribunale di Firenze la lunga giornata è trascorsa con l'interrogatorio della volontaria Cri, Claudia Matta, con le relazioni di tredici professionisti per spiegare come è morto Riccardo Magherini e con i continui battibecchi tra legali e pm distribuiti nell'arco di tutta l'udienza. “E' possibile fare un massaggio cardiaco sulla schiena?” è la domanda provocatoria dell'avvocato Manzo, legale della volontaria, in risposta alle considerazioni del pm Luigi Bocciolini. Tanto per citarne una.
Ma la dinamica delle testimonianze rese davanti al giudice Barbara Bilosi ha visto una sorta di scambio di ruoli in corsa, con il tossicologo dell'accusa che di fatto ha sostituito il collega assente della difesa dei carabinieri. Mentre il pm Luigi Bocciolini ha chiesto una perizia sulla “posizione prona e sulla possibilità di poter respirare meglio”, sposando a sua volta la tesi dei consulenti della difesa dei militari e sconfessando il medico legale della procura che invece ha spiegato come la posizione prona abbia contribuito a compromettere la vita dell'uomo compresso a terra dai carabinieri.
Un passo del pubblico ministero verso i carabinieri che avviene nella stessa udienza in cui l'accusa punta il dito direttamente contro i volontari della Croce Rossa, con un duro interrogatorio a Claudia Matta, quella notte colpevole di trovarsi sulla prima ambulanza intervenuta.
L'aula 28 è piena. Amici di Riccardo, volontari Cri, agenti in borghese, avvocati e curiosi. Ci sono il pm Bocciolini seduto nei banchi davanti agli avvocati Fabio Anselmo, Alessandra Pisa e Mattia Alfano, difensori di parte civile della famiglia Magherini. Presenti le due volontarie Cri imputate, Claudia Matta e Janeta Mitrea, sedute a fianco dei propri avvocati Massimiliano Manzo e Carlo Maccari. Presente, quasi come sempre, anche il carabiniere Davide Ascenzi, seduto accanto al proprio legale Francesco Maresca, difensore anche di Corni, anche lui presente e che si deve difendere anche dall'accusa di percosse, e di Della Porta. Accanto all'avvocato degli appuntati c'è il collega Riccardo Ragusa, legale del maresciallo Castellano visto in aula per pochi minuti.
IL MARESCIALLO CHE VUOL FARSI INTERROGARE - Infatti l'udienza si è aperta con la richiesta di interrogatorio del maresciallo, presente per la prima volta in aula dall'inizio del processo. Risposta negativa del giudice che gli ha consentito soltanto dichiarazioni spontanee che verranno rese nella prossima udienza. L'uomo, che non si era presentato nel giorno dell'esame degli imputati, ha immediatamente abbandonato l'aula.
CLAUDIA MATTA, VOLONTARIA CRI - E' toccato poi all'interrogatorio di Claudia Matta della Croce Rossa Italiana. La donna, che nella vita si occupa di assistere persone non vedenti, ha risposto a tutte le domande del pubblico ministero e ha spiegato di “aver chiesto ai carabinieri almeno due volte di poter spostare il corpo” ma la risposta dei militari è sempre stata negativa “perchè era pericoloso”. Quindi vivo. Lo dicono i carabinieri. “Mi hanno detto che aveva fatto una rapina e che aveva spaccato tutto” racconta ancora la volontaria “non hanno cambiato posizione e gli sono sempre stati sopra”.
SAN FREDIANO - La volontaria ha raccontato i dettagli di quei momenti ed il suo disperato tentativo di cercare di rilevare i parametri vitali. “Dopo che il maresciallo è venuto verso di noi” ha detto al pm “mi sono avvicinata all'uomo che era immobilizzato da un carabiniere con un ginocchio tra le scapole e un altro seduto sulla schiena e l'ho chiamato ma non ha risposto” ha proseguito la donna nella sua testimonianza.
Si “infila” tra i carabinieri su Magherini per applicare il saturimetro al dito che però per due volte ha dato valore zero”. Spiega di aver “pensato che la posizione delle mani con le manette ai polsi fossero la causa del malfunzionamento dell'apparecchio”. Poi ha asciugato “il sangue che aveva tra la fronte ed il naso e passando la mano davanti alla bocca ho avuto l'impressione di sentire aria calda”.
E' questa, in sostanza, la dichiarazione che porta i volontari della Cri a processo. Secondo il pm, al loro arrivo Magherini era vivo ma loro non lo hanno soccorso.
La soccorritrice della Croce Rossa spiega quei momenti raccontando le sue parole al caposquadra Maurizio Perini, anche lui imputato e poi deceduto la scorsa estate, spiegando che “i carabinieri non lo facevano valutare”. Poi l'arrivo del medico e dell'infermiere che si lasciano scappare durante i soccorsi un “l'hanno soffocato” che lascia spazio a poca immaginazione.
L'INTERROGATORIO ACCANTO AL CADAVERE - Poi il trasporto in ospedale con la donna che si mette alla guida dell'auto medica e arriva a Santa Maria Nuova. Magherini è già morto. La aspettano nella sala rossa i carabinieri Corni e Della Porta, oggi imputati, che la interrogano “accanto al cadavere”, non prima di averla sentita “parlare con il cardiologo”. “Non scrivono del ginocchio sulle scapole né dell carabiniere seduto su Magherini”. In compenso, le consigliano di “fare una foto al verbale” comunicandole una sorta di presagio, “ci rivedremo molte volte”. Il legale della donna, Massimiliano Manzo, chiede l'acquisizione della foto, respinta fermamente ed inspiegabilmente dal giudice. E' lecito consegnare ai testimoni atti di polizia giudiziaria?
L'EXCITED DELIRIUM - Dopo la volontaria della Croce Rossa, a deporre in aula è il professor Francesco Mari, tossicologo, “laureato in farmacia”, consulente del pubblico ministero. Lui è convinto che Riccardo Magherini quella sera “era affetto da Excited Delirium Syndrome” per essere un “consumatore cronico di cocaina” e che la probabilità che morisse da solo “era tra il 10 ed il 14%”. Addirittura, il tossicologo prova a quantificare in “tre grammi” la quantità di cocaina assunta da Magherini in quelle ore. Riscontrata poi in 11 miligrammi nel sangue.
Ma sono le testimonianze al centro della relazione del tossicologo, che si è avvalso dell'ulteriore consulenza della moglie, Elisabetta Bertol, con la descrizione di tutte quelle sintomatologie che rendono evidente il delirio da eccitazione. Mari, incalzato dall'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Magherini, non sa rispondere sul riconoscimento scientifico internazionale della sindrome creata (ad hoc, ndr) negli Stati Uniti. La tesi del tossicologo rimarrà sostanzialmente sua e verrà fatta propria soltanto dai consulenti dei carabinieri venendo esclusa invece da quello della Procura e liquidata dal consulente di parte civile come un “fenomeno esoterico”.
IL MEDICO LEGALE DEL PM - Seppur con tono autorevole, la relazione del tossicologo è apparsa debole anche ai medici legali nominati dalla Procura di Firenze. I professori Norelli e Focardi hanno infatti illustrato la loro relazione autoptica motivando che la morte di Riccardo Magherini è stata determinata da “un complesso meccanismo tossico, disfunzionale cardiaco e asfittico” e che gli studi sull'Exds sono stati fatti solo su volontari”. I due medici legali fanno riferimento alla “posizione prona” in cui viene “trattenuto” Magherini per “troppo tempo” dai carabinieri. Poi passano alla descrizione sul corpo dell'uomo, elencando le fratture costali “provocate certamente mentre era vivo” così come “quella sternale e quella subclavicolare”. “Tutte provocate da azioni contusive”. Il professor Norelli è anche convinto “che i volontari non potevano fare nessuna manovra oltre quelle fatte” e che “non è stato il massaggio cardiaco a provocare la rottura delle costole”. Le cause di morte sono quindi da ricondurre all'asfissia che ha innescato una sofferenza cardiaca aggravata dalla presenza di cocaina nel sangue.
IL SUPER CONSULENTE DELLA FAMIGLIA MAGHERINI - Tocca poi ai consulenti della parte civile, con il professor Fineschi, massimo luminare in campo di medicina legale, affiancato dai colleghi D'Antonio e Froldi, che ha spiegato come “la compressione esercitata sul corpo di Magherini abbia generato l'asfissia” come dimostrato “dalla cianosi e dalla presenza di edema e di petecchie nei polmoni”. Fineschi descrive il cuore di Magherini come quello di “un giovane sano che non ha nessun segno di uso di cocaina” tale da farlo ritenere un consumatore abituale. Circostanza in precedenza confermata anche dal medico legale del pm.
Il super consulente è chiarissimo nel descrivere il fenomeno asfittico che ha portato alla morte Riccardo Magherini come un caso “da libro classico di medicina legale”. Fineschi ha pubblicato oltre centocinquanta pubblicazioni su riviste scientifiche e la sua autorevolezza è riconosciuta a livello internazionale e quando definisce “fenomeno esoterico” l'excited delirium, in aula si ha l'impressione che la sindrome proposta dal tossicologo sia realmente frutto dell'invenzione della polizia americana.
I CONSULENTI DELLA CROCE ROSSA - Dopo i consulenti della parte civile, a giurare sul banco dei testimoni sono i professori Vergari e Martinelli, medici legali dei volontari della Croce Rossa. “E' fuori discussione che ci fosse un'intossicazione da cocaina ma non c'è influenza diretta sulle cause di morte” sostengono gli esperti che ritengono “il triplice meccanismo tossico, disfunzionale cardiaco e asfittico” la causa della morte dell'uomo. Il professor Martinelli descrive “il valore zero del saturimetro” come indice del fatto che Magherini fosse già in arresto cardiaco. Le manette non c'entrano, spiega il medico, perchè “non bloccavano l'arteria da cui era possibile misurare la saturazione”.
I consulenti descrivono in maniera chiara i momenti visibili nel video e riferiti dai testimoni in cui Magherini pronuncia le sue ultime parole con tono sofferente e affaticato. In quegli istanti smetterà all'improvviso di urlare e di muoversi e dopo quattro minuti arriverà l'ambulanza con i volontari. Ed è anche l'orario in cui si ritiene possibile il decesso dell'uomo. Ore 1.34. I medici legali sostengono che l'aria calda che la volontaria ha avuto l'impressione di aver sentito è “un respiro agonico o pre agonico che è presente nel 40% dei casi dopo un arresto cardiaco”. L'ultimo respiro. Magherini quindi anche per i consulenti Cri è morto per strada in Borgo San Frediano.
IL TEAM DEI CARABINIERI (SENZA TOSSICOLOGO) - Sono poi i professori Pelosi, Gattinoni e Di Luca a riferire la loro consulenza per conto delle difese dei carabinieri imputati. Per loro Magherini è morto per un'intossicazione acuta da cocaina ma non c'è il tossicologo nominato e i medici non faranno altro che attenersi alle tesi del professor Mari, consulente del pubblico ministero. “E' stato molto chiaro, seppure l'entità dell'Exds è oggetto di molte discussioni”. Verrebbe da pensare che poteva bastare in effetti il tossicologo dell'accusa per difendere gli imputati. E così è stato. I professionisti descrivono “importanti e lunghe” le manovre rianimatorie a cui è stato sottoposto Magherini, tanto da “provocargli le lesioni presenti sul corpo”.
Escludono assolutamente “la morte asfittica anche come concausa” perchè ritengono che i consulenti “abbiano enfatizzato l'aspetto dell'enfisema polmonare” e “sono assenti dati oggettivi su asfissia”. In particolare il professor Gattinoni ha esposto una teoria sulla posizione prona di Magherini. “In quella posizione al contrario di quanto detto, si respira meglio” ha dichiarato tra lo stupore generale il consulente. “La cianosi data dalla stasi venosa che accade a qualsiasi paziente” dichiara sornione in aula spiegando come questo caso lo abbia “conosciuto solo pochi giorni fa”. Non per questo ribadisce come l'“eventuale pressione sul corpo non avrebbe comunque provocato lesioni o danni al Magherini” citando uno studio scientifico, omettendo però di ricordare come questi esperimenti venissero svolti su volontari monitorati e sedati. Dettagli, come tanti omessi e dimenticati in questa storia.
Per fortuna, i testimoni non si cancellano. Neanche quando l'accusa diventa difesa. Prossima udienza il 10 marzo alle 10.30.
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