Giovane, bella, procace, rumena, legata al mondo della notte. Tutti elementi per cucire addosso ad Andra Ana Hasas nata a Galati nella parte orientale della Romania l'abito della mantide religiosa. Una storia di cattiva giustizia e pregiudizi. La donna venne arrestata a Bagno a Ripoli (Firenze) dalla polizia italiana il 9 aprile 2013 con l'accusa di omicidio e rapina in concorso. Il 4 novembre di un anno prima il notaio Rudolf Lassnig fu trovato morto soffocato nella sua abitazione di Vienna.
Andra, all'epoca 23enne, lavorava per il professionista austriaco come traduttrice e come ci racconta lei stessa all'inizio era legata all'uomo da qualcosa di più di una semplice amicizia. Fatto sta che quando avvenne l'omicidio la giovane si trovava in Italia. Era arrivata il 30 settembre 2012. Per più di sei mesi Andra aveva vissuto tranquillamente sulle colline fiorentine senza mai nascondersi, usando l'agenzia Western Union per i trasferimenti di denaro e chiamando dall'utenza telefonica intestata a lei. Di colpo una sera d'aprile gli uomini della squadra mobile di Firenze fanno irruzione nella sua abitazione di Bagno a Ripoli. Su di lei pende un mandato di cattura internazionale.
Ripete fino allo sfinimento ai poliziotti che è innocente, ma nulla da fare. Per lei si spalancano le porte del carcere di Sollicciano. Nella casa circondariale fiorentina passerà quattro mesi per poi essere estradata in Austria. A Vienna gli inquirenti austriaci le parlano con tutta franchezza: "sappiamo che sei innocente ma abbiamo bisogno di un'ulteriore prova". Le prelevano la saliva per il test del DNA e dopo 15 giorni la rilasciano perché appare chiaro che non centra nulla con la vicenda. Nel frattempo però è finita sui giornali di mezza Europa, quando manda curricula per cercare lavoro le si chiudono le porte in faccia.
Il suo nome è ormai legato all'omicidio di Rudolf Lassnig. Nell'epoca digitale a uno zelante addetto alle risorse umane basta digitare su Google Andra Ana Hasas per capire che forse è meglio non assumerla adducendo chissà quali scuse. Andra si sente una delle tante vittime del pregiudizio, il capro espiatorio perfetto su cui riversare la terribile accusa di omicidio. Ancora oggi a distanza di due anni la notte ha gli incubi, si sveglia pensando di trovarsi dentro una cella, si guarda attorno spaesata. "Non è bello stare in carcere - ci dice - peggio ancora starci da innocente".
Subito dopo la scarcerazione è tornata in Italia a vivere con la sua bambina di cinque anni. Attualmente si trova in Calabria dove alcuni parenti risiedono e possono aiutarla, ma il suo sogno è tornare nella splendida Firenze, la città di cui è innamorata. Con la speranza che proprio sulle colline toscane il suo incubo possa trasformarsi in una fiaba a lieto fine.
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