Polizia e Carabinieri hanno eseguito ieri le misure cautelari emesse dal Tribunale di Firenze nei confronti di 9 cittadini albanesi ritenuti di far parte di una associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti in abitazione, nonché alla ricettazione di beni rubati.
L'indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica fiorentina, ha interessato proprio una serie di furti in appartamento messi a segno nei mesi scorsi a Firenze e provincia.
Nel 2013 gli uomini della sezione antirapina della squadra mobile di Firenze stavano già indagando su altri furti e l'operazione portò all'arresto, nell'ottobre dello stesso anno, di tre uomini fermati subito dopo un furto in un'abitazione. Nell'occasione gli arrestati furono sorpresi con la refurtiva e diversi strumenti da scasso. Analoga attività investigativa era stata avviata lo stesso mese anche dal nucleo operativo della compagnia dei Carabinieri di Scandicci. Ipotizzando quindi che i responsabili dei furti fossero organizzati in una vera e propria associazione por delinquere, la Procura della Repubblica ha deciso di avviare un'indagine coordinata tra le due forze di polizia per individuare l'intero gruppo criminale.
Tramite appostamenti e attenti servizi di osservazione polizia e carabinieri hanno ricostruito le articolate modalità esecutive dell'organizzazione: l'esecuzione di ogni singolo colpo avrebbe preveduto una prima perlustrazione dell'area da colpire; l'impiego di auto di grossa cilindrata rubate e di parcheggi in zone isolate o in prossimità di abitazioni facenti sempre capo alla struttura; l'utilizzo, a delitto consumato, di un altro mezzo già pronto e posizionato in modo da consentire una rapida fuga senza il rischio di rimanere bloccati o incastrati nei parcheggi; un ''palo'' all'esterno, solitamente coincidente con l'autista del veicolo, pronto ad annunciare ai complici l'eventuale arrivo delle forze dell'ordine.
Gli investigatori hanno individuato diversi cittadini stranieri di età compresa tra i 22 e i 45 anni, all'esito dell'inchiesta gravemente
indiziati di far parte di questa ben radicata associazione per delinquere, ognuno con compiti ben definiti.
L'organizzazione si sarebbe infatti avvalsa di un contabile che gestiva il denaro ricavato dalla vendita della refurtiva, di un incaricato di reperire gli strumenti da scasso ed infine di soggetti che avevano il compito di ricettare l'oro e gli altri oggetti rubati.
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