Dopo "Io mai niente con nessuno avevo fatto" e "Battuage", il giovane autore siciliano Joele Anastasi e la sua compagnia Vuccirìa Teatro proseguono nella loro rigorosa linea poetica con “Immacolata Concezione”, al Teatro di Rifredi dal 7 al 9 marzo: una storia forte, intrisa di carnalità siciliana, una parabola su un microcosmo fatto di omertà, violenza e presunzione ma anche di quell’autenticità tipica della carnalità isolana. Sul palco con Joele Anastasi, che firma anche la regia, Federica Carruba Toscano, Alessandro Lui, Enrico Sortino, Joele Anastasi, Ivano Picciallo.
Sicilia, 1940. Concetta, ragazza silenziosa e innocente, viene barattata dal padre caduto in disgrazia con una capra gravida e affidata a Donna Anna, tenutaria del bordello del paese. Lei, estranea ai piaceri della carne e a qualunque "adulta" concezione della vita, non oppone nessuna resistenza. Del resto nessuno le ha mai spiegato cosa voglia dire fare l’amore, nonostante quella parola le piaccia già. Ben presto la fama “della nuova arrivata” raggiunge tutto il paese: ma nessuno sa di preciso quali piaceri regali agli uomini per farli impazzire così tanto. Malgrado tutti millantino di mirabolanti prestazioni dentro la stanza del bordello, nessuno di loro l'ha mai toccata. Concetta è vergine. Ha il dono di “sentire” l'anima dei suoi clienti; rendendo possibile la loro fragilità nascosta. Dona loro quello che nessuno sa dargli. Concetta è sicura, crede che questo significhi fare l'amore: fare la barba o giocare a un due tre stella o offrire il petto per le lacrime del signorotto del paese. Non capisce perché il mestiere di prostituta susciti tanto scalpore. Ma come è possibile raggiungere un angolo di paradiso senza pretenderlo tutto? Ogni uomo vuole Concetta tutta per sé, come fosse un oggetto di inestimabile valore. Solo la memoria e il martirio la renderanno indelebile. Così Concetta potrà diventare santa: quando non apparterrà più neanche a se stessa ma solo alla collettività; quando la sua purezza si eleverà a coscienza; quando la sua potenza, abbandonando il corpo, si imprimerà nella memoria; quando il ricordo di lei, affidato ai tempi che verranno, continuerà a generare amore. Solo allora verrà il tempo di Immacolata Concezione.
Note di Joele Anastasi
Gli anni ’40 rappresentano uno spartiacque essenziale nella storia dell’umanità. L’avvento della seconda guerra mondiale, con tutto quello che ha causato, ha rivelato come l’essere umano stesso sia stato brutalmente reificato e desacralizzato. Da quel momento storico la visione stessa dell’umanità, sia nelle relazioni tra gli uomini che nel rapporto con il potere, muterà profondamente e il concetto stesso di sacro cesserà di avere una corrispondenza nel piano del
reale. “Immacolata Concezione”, ambientato alla vigilia della guerra, racconta il punto di snodo di un sistema sociale in cui le relazioni vorrebbero ancora essere prodotte invece che brutalmente consumate. Sebbene raccontino un mondo in cui può esistere ancora futuro e speranza, contengono già il germe di quella deriva malata che troverà nel conflitto mondiale e nei regimi totalitari una possibilità d’espressione. Guardare attraverso i personaggi di “Immacolata Concezione” è come sfogliare le pagine di un vecchio diario e scoprire le oscillazioni più fragili delle loro anime; come avere accesso alla memoria collettiva e storica che abita in noi e genera le nostre più antiche passioni. Il tempo della storia è il passato che qui si fa molla per il futuro: per riscriverne uno nuovo. E noi, spettatori del mondo di oggi, ci aggrappiamo a qualche ultimo brandello di un passato carico di valori e speranza. Non c’è fiducia nel progresso. Non c’è fiducia nel tempo che verrà. È solo guerra, minaccia di guerra, guerra senza frontiere e senza regole. E noi abbiamo solo bisogno di amore, amore e altro amore.
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