Chi non conosce il famosissimo monologo di Rutger Hauer nel film Blade Runner?
Bastano le prime parole: « Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi….»
Ecco, grosso modo, è quello che potremmo dire noi.
In questa città, negli ultimi tempi, ne abbiamo viste e sentite di tutti colori.
Con pazienza certosina ce ne siamo fatti una ragione e abbiamo aggiunto, giorno dopo giorno, preziose perle alla nostra personalissima collezione di castronerie e amenità in salsa viola.
Dal “Vangelo” - perché così ci viene chiesto di considerare le esternazioni societarie – si legge: “se vendiamo qualcuno, non dubitate e abbiate fede, perché abbiamo saldamente in pugno il suo eccellente sostituto.
Peccato che Gilardino sia stato impacchettato (visite mediche a Genova il 30 dicembre!) da oltre 3 settimane e ancora si stia cercando con il lanternino un altro attaccante.
Gli esegeti del suddetto testo sacro ci hanno detto: calma e sangue freddo…non c’è mica tutta questa fretta.
Da presto, però, si rischia di fare tardi in un batter di ciglia e per non metter tempo in mezzo al nuovo gioco di società “elimina l’attaccante”, abbiamo rispedito al mittente anche Silva.
Così, ridendo e scherzando, domani a Cagliari (oggi per chi legge, ndr) la Fiorentina si schiererà senza attaccanti mettendo, impietosamente, alla berlina tutta la sua programmazione e lungimiranza.
Jovetic è infortunato, Babacar idem e Cerci, uomo di grande spessore ed ineccepibile professionista, in questo marasma, ha pensato bene di tirarsi fuori, tanto che non viene convocato per scelta tecnica.
Si tenterà, fino all’ultimo, di salvare capra e cavoli. I muscoli del montenegrino saranno sottoposti ad una full immersion di cure e attenzioni, nella speranza di renderlo disponibile per la partita di domani, correndo il grave rischio di forzare il rientro ed aggravare il quadro clinico.
L’urgenza è domani e se Parigi val bene una messa…figuriamoci se Cagliari non può valere uno stiramento.
Ecco come siamo ridotti, anzi, come ci ha ridotto una Dirigenza la cui credibilità è ben al di sotto dei minimi storici.
Nonostante ciò, in una allegra e improvvisata conferenza stampa, nata come una sorta di picnic davanti al Bar Marisa, e poi più consonamente riportata nel suo naturale alveo della sala stampa, si è pensato di aprire bocca per lanciare il consueto j’accuse.
Lo sprofondo viola è un fastidioso dettaglio che non poteva o doveva togliere il palcoscenico all’unica, vera e indiscussa protagonista per la Società: la contestazione incivile, becera e sputacchiante di domenica scorsa.
Per carità, nessuno ritiene che lo sputo sia sport degno di entrare nelle Olimpiadi dell’educazione e del bon ton, ma appare un po’ meschino ridurre tutto quello che sta accadendo intorno e dentro alla Fiorentina a questo.
Gli ultimatum piacciono, forse perché considerati prove di forza, ma l’autorevolezza non si conquista con le minacce….si finisce solo per essere autoritari…e non è certo un complimento.
A chiosa di questa gradevole e significativa esternazione c’è un passaggio, c’è una frase che farebbe arrossire di vergogna anche il nostro buon replicante …perché una cosa del genere non l’ha vista mai nemmeno lui.
Chiedere ai tifosi fiorentini “attaccamento alla maglia” è qualcosa che si colloca fra il delirio e l’offesa.
Ci chiediamo come si permettono queste persone che non sono di Firenze – peccato di per sé veniale – ma che, soprattutto, hanno dimostrato di non aver mai capito niente di questa città, di venire a insegnare a NOI come si ama la nostra squadra?
Cosa ne sanno del nostro sentimento, del nostro rapporto, del nostro legame indissolubile con la maglia viola?
Pensino, magari in silenzio, a fare bene il proprio lavoro che noi il nostro lo sappiamo fare benissimo, senza aver bisogno di qualcuno che venga a darci ripetizioni da quel di Casette d’Ete
Loro i tifosi non li hanno mai voluti realmente vicini: li hanno tollerati e blanditi quando le cose andavano bene, li hanno usati quando le nubi di calciopoli offuscavano l’immagine di moralizzatori del calcio con cui si erano presentati e infine hanno provato a sedarli quando le cose han cominciato a mettersi male.
C’è una cosa, però, ancor più grave e sicuramente intollerabile. Quando l’anestetico non ha funzionato più hanno preferito dividere i tifosi, spaccare il nemico al suo interno, frazionarlo e sminuzzarlo per renderlo inoffensivo.
A Firenze, oggi, ci sono i tifosi veri e quelli falsi, ci sono i tifosi buoni e i tifosi cattivi, ci sono i tifosi devoti e quelli miscredenti…..
Siamo tutti tifosi e ognuno, a modo suo e con le proprie convinzioni, cerca di difendere e proteggere il colore che ama di più.
Dietro la lavagna, non ci dobbiamo finire noi, ma qualcun altro!
fonte: Silvia Nanni - dodicesimouomo.net
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