Riccardo Magherini muore alle 2.45 del 3 marzo in ospedale dopo un arresto da parte dei carabinieri in Borgo San Frediano a Firenze. Ma tra le carte in mano alla Procura potrebbe esserci la prova che sposta la morte di Magherini per strada intorno alle 1.30.
Proviamo a ricostruire quello che è accaduto in quella notte di marzo perchè pochi giorni fa è arrivata la chiusura delle indagini per 7 persone: 4 carabinieri e tre sanitari del 118. Lo abbiamo fatto insieme ad Andrea Magherini, fratello di Riccardo, nell'intervista esclusiva che verrà pubblicata a breve sulle nostre pagine. "Riccardo è stato torturato" ha detto Andrea Magherini "è stato fatto morire in strada, a San Frediano".
Per militari e sanitari l'accusa del pm Luigi Bocciolini è quella di omicidio colposo. Per la Procura di Firenze, Riccardo Magherini è morto a causa dell'assunzione massiccia (0,3 g) di cocaina e all'asfissia dovuta alle modalità di arresto con cui operarono i carabineri che furono imprudenti e difformi dalla nuova normativa in vigore nell'Arma dei Carabinieri. Per i sanitari l'accusa è quella di non aver valutato correttamente la situazione e di non essere intervenuti per limitare gli effetti dell'asfissia.
Alle 1.20 in Borgo San Frediano sopraggiunge una pattuglia dei carabinieri che un minuto dopo chiama il 118 per chiedere l'intervento di un'ambulanza “per un uomo in stato di agitazione”. Magherini intorno alle 00.45 è stato colto da un evidente attacco di panico e la sua agitazione è stata riversata in strada.
Grida e imprecazioni di aiuto, di un uomo che in quel momento era in stato confusionale. “Sono inseguito mi vogliono sparare” dice a chi incontra per strada. Magherini poi corre verso San Frediano, chiede aiuto al Gate Pub che trova chiuso, poi al Borgo della pizza, dove prende dalle mani del pizzaiolo un cellulare che vorrebbe usare per “chiamare la polizia”. Esce per strada si inginocchia, chiede aiuto. Poi continua a correre. Ha paura e non fa niente per nasconderlo.
Con l'arrivo dei militari Magherini si inginocchia e probabilmente in questi minuti, come dalle tante testimonianze raccolte, restituisce spontaneamente il cellulare che aveva preso ad un pizzaiolo per chiamare il 113. Poi qualcosa va storto e alle 1.28 persone affacciate alla finestra riprendono con un video i momenti dell'arresto. I quattro militari sono sopra Magherini che urla a squarciagola “aiutatemi, sto morendo, ho un figliolo”.
Qualcosa in questi minuti va storto. Particolarmente storto. Perchè alle 1.31 i carabineri chiamano il 118 dicendo di “sentire le sirene ma non vedere ambulanze”, lì c'è Magherini “che continua a fare il matto” sostengono. Sono gli stessi minuti in cui le tante testimonianza raccolte, sono concordi nel valutare che Riccardo Magherini, non urla, non si muove, non da evidenti segni di vita, ammanettato pancia a terra con le mani dietro la schiena. Alle 1.33 arriva la prima ambulanza. Senza medico a bordo, con il personale del 118 che interviene soltanto per misurare l'ossimetria. E' 0. Zero. Non c'è battito. Riccardo Magherini è già in arresto cardiaco.
Questa misurazione viene effettuata su Riccardo Magherini ancora ammanettato, perchè i carabinieri in quel momento non trovavano le chiavi. Ma nonostante Magherini sia immobile a terra una sanitaria del 118 sostiene di sentire con la mano il respiro. Ma i carabinieri non fanno praticare i movimenti di rianimazione fino a che non arriva un medico per sedare l'uomo. Che però, secondo le 28 persone presenti, tra chi era affacciato e chi invece era sceso in strada, è immobile. Non si muove. Non urla, come faceva poco prima. Sono gli stessi testimoni che lo dicono, anche nei video registrati e agli atti. “Lo prendono a calci”, “In faccia”, “Hanno il ginocchio sul collo”, “Sono in quattro sopra di lui disteso a terra”.
Torniamo alle telefonate che ricostruiscono quella notte. Alle 1.34 un soccorritore del 118 chiama la centrale per dire che “l'uomo ha reagito in maniera violenta ai carabinieri. Ora ce ne sono addosso due per tenerlo fermo e vogliono il medico”. Quella centralinista chiede quindi l'intervento di un altro mezzo di soccorso. “Ci vogliono due uomini forti – dirà nella telefonata – per un uomo che ha tirato le manette contro i carabinieri. Sono in due sopra di lui. E' nudo”. Probabilmente la centralinista non ha ben chiara quella che è la realtà della situazione in Borgo San Frediano. Perchè Riccardo Magherini continua a non dare segni di vita, sul posto un'ambulanza del 118 a cui non è stato consentito di prestare soccorsi è li ferma.
Alle 1.44 arriva il secondo mezzo di soccorso, stavolta c'è un medico a bordo che non può far altro che constatare lo stato di arresto cardiaco in cui versa Riccardo Magherini da ormai almeno 11 minuti. Iniziano le manovre di rianimazione. Poi alle 2.12 l'ambulanza parte verso l'ospedale di Santa Maria Nuova con le auto dei carabinieri al seguito. Impiegano 13 lunghissimi minuti per arrivare all'Ospedale. Troppo tempo. Specie di domenica notte, alle 2 della notte, a sirene spiegate. Google maps indica a piedi un tempo di percorrenza di 20 minuti. Poco più che su un mezzo di soccorso. Per chi scrive, quel viaggio in ambulanza è stato fin troppo lungo. E non servirà comunque a salvare la vita a Riccardo. Infatti, dopo l'arrivo in ospedale alle 2.25, Magherini verrà dichiarato morto alle 2.45.
Questa ricostruzione temporale a nostro avviso risulta decisiva per capire cosa è successo quella notte. L'autopsia disposta sul corpo dell'uomo parla di una morte dovuta ad un “meccanismo complesso di tipo tossico, disfunzionale cardiaco e asfittico”. Praticamente Riccardo Magherini è morto a causa dell'asfissia provocata dalle modalità di arresto messe in atto dai carabinieri e allo stato di alterazione dovuto alla presenza di 0,3 grammi di cocaina nel sangue dell'uomo.
Il perito nell'autopsia specifica come “quell'asfissia fosse evitabile se i carabinieri avessero evitato l'ammanettamento in posizione prona in cui era costretto dai militari nonostante direttive internazionali”.
Dall'autopsia emergono anche una lista di edemi ed emorragie su encefalo, cuore, polmone e fegato. E soprattuto emerge una “frattura costale viva”, ovvero la rottura di una costola mentre Magherini era ancora in vita. Per la difesa dei carabinieri è ricollocabile durante le manovre di rianimazione. Ma quando è stato rianimato la prima volta, alle 1.44, Riccardo Magherini era vivo? O è morto in Borgo San Frediano e non in ospedale?
Questi quesiti saranno decisivi in fase processuale. Da una parte l'ossimetria a zero e le numerose testimonianze che parlano di Magherini privo di segni di vita con i carabinieri sopra di lui. E soprattutto la relazione del medico cardiologo dell'ospedale di Santa Maria Nuova che stabilisce la presenza di coaguli di sangue nel cuore, sintomo di una morte sopraggiunta da almeno 60 minuti prima. Quindi Magherini non morirebbe alle 2.45 ma almeno un'ora prima. In Borgo San Frediano. Per strada. Dall'altra solo un maledetto protocollo, al massimo violato.
Le informazioni raccolte da ilsitodiFirenze.it trovano conferme sulla morte in strada di Magherini collocabile poco dopo le 1.30.
Ma allora perchè Riccardo Magherini viene dichiarato morto alle 2.45? Spostare l'orario della morte a chi serve? Certamente a misurare in maniera più contenuta le responsabilità dei quattro militari sopraggiunti sul posto.
Perchè fondamentalmente i quattro carabinieri finiscono a processo solamente per non aver rispettato una direttiva pubblicata il 30 gennaio sulle modalità di arresto a terra. Quindi Magherini come si è procurato tutte le lesioni che ha sul corpo? Da solo? Impossibile.
Perchè un uomo chiede aiuto ai carabinieri e si troverà morto sotto di loro? La situazione è sfuggita di mano ai militari e si è creato un disegno ad arte per attenuare le loro responsabilità? Collocare la morte in strada e non in ospedale cambia radicalmente l'andamento dei fatti lasciando un velo inquietante e misterioso su quanto realmente accaduto.
Perchè così tanti testimoni raccontano dei calci presi da Magherini e solo un carabiniere risulta indagato anche per percosse? La vita di un uomo vale più di un protocollo non rispettato. Non giova neanche all'immagine dell'Arma dei Carabinieri e a tutti gli uomini che in divisa ogni giorno lavorano con dedizione e correttezza per garantire la sicurezze nelle nostre città. Ragazzi e uomini che per poco più di mille euro al mese devono combattere con il pericolo di tutti i giorni.
Per questo Riccardo Magherini e la sua famiglia meritano chiarezza. E soprattutto merita giustizia una morte in strada dopo un arresto. E' un dovere in uno Stato di diritto.
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