“Qui siamo all'emergenza ungulati e quindi chiediamo alle istituzioni e in primo luogo alla Regione di muoversi per risolverla o dovremmo dire addio a molte imprese e a molti posti di lavoro” l'allarme lanciato da Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana, a margine dell'incontro “Coltiviamo l'Appennino centrale: risorse e criticità” organizzato ieri a Perugia da Confagricoltura Umbria, non lascia spazio a molte interpretazioni.
«Nel 2017, sono stati conteggiati danni per 3.500.000 euro alle colture - denuncia il presidente di Confagricoltura Toscana - Con oltre 400.000 capi, la Toscana è seconda solo all'Austria per il record di presenze e per una densità quattro volte superiore alla media europea, secondo la nostra Organizzazione. Occorre fare qualcosa e farlo in fretta. C'è da predisporre finché siamo in tempo un vero e proprio piano di interventi specifici che riporti le popolazioni di cinghiali, caprioli e cervi a numeri equilibrati che non danneggino, come invece avviene oggi, l'ecosistema e le nostre colture».
Parole risuonate nelle orecchie dei rappresentanti istituzionali presenti come l'assessore all'agricoltura della Regione Toscana Marco Remaschi.
«Abbiamo chiesto all'assessore regionale Remaschi di tenere distinta l'attività imprenditoriale degli agricoltori da quella dei cacciatori - precisa Fulcis -. Le nostre finalità non coincidono. Loro vogliono portare avanti un'attività prettamente ludica, noi vogliamo salvare posti di lavoro all'interno delle nostre aziende».
Ma Confagricoltura ha avanzato specifiche richieste al Governo e alla Regione Toscana anche sul futuro dell'agricoltura sull'Appennino.
«La Toscana, con un milione e 200 mila ettari di bosco, è la regione d'Italia con la più alta superficie boscata - ha spiegato Miari Fulcis. - È importante quindi che il Governo si attivi per semplificare le procedure legate alle attività boschive e per intervenire rapidamente nelle zone in cui ci sono emergenze».
«L'Appennino è una risorsa fondamentale per le nostre aziende agricole. Per questo dobbiamo rimettere al centro le attività boschive, sia in termini di redditività che di tutela ambientale» ha concluso il presidente di Confagricoltura Toscana.
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