Purtroppo la storia c'insegna che gli sciacalli sono sempre esistiti e diventa inevitabile, che di questi tempi, i peggiori gesti umani vengano compiuti sui social network. E' il caso della pagina denominata "Giustizia per Niccolò Ciatti: Morte per gli assassini", con 480 persone iscritte. Porta il nome del 22enne tragicamente ucciso lo scorso 13 agosto in una discoteca di Lloret de Mar, sulla Costa Brava, in Spagna, e per la cui morte sono indagati tre giovani ceceni, di cui uno, Rassoul Bissultanov, è in carcere nella città catalana.
Questa pagina è una truffa. Uno sciacallaggio. Il padre di Niccolò, Luigi, che deve convivere con la vita che va avanti e l'inspiegabile destino che ha travolto la sua famiglia, ha denunciato alla polizia postale chi ha aperto questa pagina. Gli amministratori, sciacalli, scrivono che "la pagina ha lo scopo di raccogliere donazioni gratuite a partire da 1 euro da utilizzare per mettere delle taglie sulle teste dei tre assassini di Niccolò Ciatti".
Le considerazioni sul caso, "è inaccettabile che due di loro siano già a piede libero, è inaccettabile che un Cittadino Italiano venga ucciso barbaramente in quel modo mentre si trova in vacanza in un paese europeo e civilizzato come la Spagna", e le domande retoriche per catalizzare l'utente che passa su quella pagina. "E se fosse accaduto a Noi? E se fosse accaduto a Nostro figlio? Oppure a Nostro Fratello o a Nostro Nipote?".
E poi l'invettiva finale per chiedere i soldi, con lo scopo "di farsi giustizia da soli in una Società incapace di proteggere e salvaguardare i diritti umani e incapace di impartire pene e punizioni severe a chi commette barbarie simili.", con l'appello alla "giustizia per Niccolò" con l'auspicio di "morte" per i suoi assassini.
La cloaca dei social network porta anche a questo. Chi ha compiuto questo atto, sicuramente non conosceva Niccolò Ciatti, ma dalla sua storia ne ha solo cercato di guadagnare popolarità. Chi è stato al funerale di Niccolò, chi ha visto il volto dei suoi amici, di suo padre e di sua madre, non avrebbe mai compiuto un gesto simile. Perchè dobbiamo ancora avere la forza di credere nella compassione. Ed il dolore di queste persone, se per un attimo, ci ha colpito, rimarrà purtroppo indelebile nei nostri racconti.
In uno Stato di diritto, in cui la giustizia farà il suo corso, dobbiamo avere la speranza di credere che per chi amministra questa pagina ci sia una condanna esemplare, secondo le pene previste. E molto velocemente, perchè se Facebook è uno spaccato della nostra società, dobbiamo preoccuparci. Tantissimo.
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