Riceviamo e pubblichiamo una lettera della Accademia delle Arti del Disegno, sul futuro dello stadio Artemio Franchi di Firenze alla luce dell'emendamento al “Decreto semplificazioni” sugli impianti sportivi recentemente approvato dal Governo.
La missiva è stata inviata ieri al Sindaco di Firenze Dario Nardella e per conoscenza al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini.
Spesso in passato l'Accademia delle Arti del Disegno, libera associazione di esperti di arti, lettere e scienze di antica fondazione, ha fatto sentire la propria voce in questioni cittadine e nazionali, anche con toni schietti e appassionati.
Ultimamente, in ragione dell'inasprimento del dibattito sulla cultura e sulle arti, sottoposto alle crescenti ingerenze di soggetti politici, ha scelto di non esprimersi per non schierarsi con questa o quella posizione, mantenendo piuttosto un ruolo tecnico super partes e rispettando, inoltre, la pluralità di opinioni al'interno del corpo accademico.
Anche sull'articolo detto "sbloccastadi" nella Legge 120/2020 di conversione del "decreto semplificazione", avente un peso determinante nella questione delle future modifiche allo stadio Artemio Franchi di Firenze, il sentire dei singoli accademici è articolato secondo le sensibilità e le professionalità individuali.
All'unanimità, tuttavia, in questo caso il consiglio accademico condivide ed esprime viva preoccupazione per le sorti dello stadio fiorentino, sottratto - a norma di legge - a quella tutela, che il provvedimento di vincolo degli anni '80 aveva assicurato alla struttura progettata nel 1931 da Pier Luigi Nervi, caposaldo del razionalismo architettonico italiano di fama internazionale e come tale inserito in tutti i manuali (oltre che nei passaporti): vincolo che, comunque, non impedì un concordato adeguamento per i Mondiali di calcio del 1990.
I rischi di una futura ristrutturazione "deregolata" sono evidenti.
La legge infatti consente di rimaneggiare l'impianto anche senza rispettare la sua organicità e la sua immagine, salvaguardando solo alcuni singoli elementi. E poiché sono previste non meglio precisate forme di conservazione distaccata, anche questi elementi potranno essere spostati e riproposti in contesti diversi da quelli originali: la Torre di Maratona o le scale, smontate e rimontate altrove come "oggetti" museali?.... Tutto questo contraddice teorie e prassi di tutela dei beni culturali internazionalmente riconosciute almeno da un secolo e mezzo; ma soprattutto, si colloca in aperto contrasto con l’art. 9 della Costituzione, che esplicitamente tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Per gli interventi che si andranno ad attuare, gli Accademici auspicano un procedimento aperto, che preveda un confronto tra progetti diversi, a partire da quelli già oggi esistenti. E altresì la continuazione di un costruttivo dialogo con gli organi della tutela, per la messa a punto di una soluzione progettuale che tenga insieme l'identità storica dello stadio e la sua funzionalità odierna e futura.
La partita decisiva che Firenze sta giocando, per non lasciar andare un pezzo della sua memoria e della sua bellezza, non si svolge nello stadio Franchi, ma attorno ai tavoli dove si lavora per il suo futuro.
L'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze
firmato:
prof.ssa Cristina Acidini, presidente
prof. Giorgio Bonsanti, segretario generale
arch. prof. Renzo Manetti, presidente della Classe di Scultura
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