“Si è chiuso lunedì 25 luglio l’ultimo consiglio comunale del Comune di Firenze e come da comunicazione della Presidente Biti il prossimo consiglio sarà convocato per il giorno 12 settembre.
Tra le varie domande che abbiamo posto nella nostra interrogazione n.1421 ce n’era una particolarmente importante e cioè: Il Comune di Firenze può esercitare il diritto di prelazione sulla vendita delle quote del Comune di Campiglia Marittima avendo dichiarato la Centrale del Latte una partecipata non strategica?
La risposta del dott. Peruzzi, dirigente dei Servizi per le Società Partecipate, incaricato dall’Assessore Perra, è sibillina: “Il Comune di Firenze ha accantonato la somma pari a Euro 58.000.000 per l’eventuale esercizio del diritto di prelazione a valere sulle quote cedute dal Comune di Campiglia Marittima, l’eventuale esercizio di tale diritto dovrà essere preventivamente approvato dal CC (Consiglio Comunale)”.
Cercando di interpretare la risposta del dott. Peruzzi – aggiunge la consigliera del Movimento 5 Stelle Silvia Noferi – sembrerebbe possibile esercitare questo diritto di prelazione, ma notiamo che non è espresso a chiare lettere.
Forse l’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale su proposta di Firenze Riparte a Sinistra che sembrava (a loro) aver scongiurato ogni pericolo di acquisizioni da parte di Parmalat non è sufficiente? In effetti per un’operazione di questo tipo sarebbe quantomeno necessaria una delibera del Consiglio Comunale, non un insignificante ordine del giorno, che, come tutti sanno, lascia il tempo che trova.
Il diritto di prelazione sulle quote di Campiglia scadrà il prossimo 6 settembre, siamo proprio curiosi di vedere come l’Amministrazione Comunale lo eserciterà a meno che non si decida di convocare un consiglio comunale in Agosto, numero legale permettendo.
L’accordo sindacale sottoscritto a Torino da tutte le sigle tranne UGL il 13 luglio 2016, garantisce i livelli occupazionali per i prossimi 5 anni dei dipendenti di Firenze come previsto dall’art. 2 del CCNL delle Industrie Alimentari. Con un “però”: solo per 5 anni visto che la fusione per incorporazione non viene riconosciuta come una ristrutturazione con eccedenze di organico.
Certo che la mancanza di un piano industriale non assicura nulla su quelle che saranno le reali intenzioni del nuovo consiglio di amministrazione e della nuova proprietà, che già si preannuncia determinata, è riuscita addirittura a convocare tutti a Torino ancora prima che la fusione sia stata formalizzata.
L’ultimo dubbio – conclude la consigliera del Movimento 5 Stelle Silvia Noferi – rimane per gli allevatori che non sono stati chiamati neanche a Torino, per loro, in mancanza di un piano industriale, le prospettive sono molto più precarie di quelle dei dipendenti, dei dirigenti e degli amministratori: devono accontentarsi delle promesse verbali”.
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