Clienti costretti a rimanere fuori dalla bottega a causa della fila, un continuo via vai di gente che entra ed esce dal negozio di Lorenzo, per riparare le proprie scarpe e scambiare due chiacchere con il simpatico artigiano.
Il ciabbattino di via Miccinesi a Novoli, calzolaio da tre generazioni, in questo lungo periodo di crisi con i giornali pieni di fallimenti e cassa integrazione, ha incrementato il suo giro d’affari. Negli ultimi anni ha aperto due nuovi negozi e, due volte la settimana, aggiusta le scarpe ai dipendenti della Nuova Pignone. Il suo successo è dovuto a fattori contingenti, come la recessione, ma anche alla passione e alla professionalità che lo contraddistinguono.
I suoi clienti, infatti, in questo periodo di crisi, invece di comprare scarpe nuove preferiscono riparare le vecchie. Ci sono anche clienti che non vogliono buttar via quel paio di scarpe a cui sono tanto affezionati.
Sarebbe riduttivo, però, attribuire ai soli fattori esterni il merito del suo successo. “L’amico della scarpa” – questo è il nome del suo negozio – è un calzolaio moderno, 2.0, che non sta fermo nella sua bottega ad aspettare clienti ma cerca con la fantasia e la pubblicità di incrementare la sua attività. Ha un profilo facebook, fa pubblicità e distribuisce volantini, ha buste con il logo del suo negozio che fanno risparmiare un euro ai clienti e creano un rapporto di fidelizzazione. “È stata un’idea geniale – dice lui – non solo la gente torna per avere lo sconto, ma mi fa conoscere in giro”.
Sui suoi scaffali pieni c’è un po’ di tutto, dalle scarpe e le borse del mercato da pochi euro, agli stivali firmati. Adesso, il problema dell'artigiano non è quello di cercare nuovi clienti, ma di riuscire a gestire e accontentare quelli che ha già. Infatti, da qualche mese sta cercando, invano, una persona qualificata per affidargli la gestione di una delle sue attività.
Vista la difficoltà di trovare qualcuno che abbia padronanza della sua arte, Lorenzo ha deciso che, quando l’avrà trovato, aprirà una scuola e si dedicherà a tramandare le sue conoscenze. A Firenze, manca – come dice lui – una scuola delle arti e dei mestieri, un luogo in cui i giovani e i meno giovani, i disoccupati, possano imparare un mestiere, trovare una strada, senza dover elemosinare un lavoro. Di questi tempi non si trova molto di buono.
La lavorazione artigianale, da sempre nella tradizione italiana e fiorentina e motivo di vanto all'estero, dovrebbe essere maggiormente valorizzata dalle istituzioni. È così arduo pensare di poter riqualificare un edificio che versa da decenni in uno stato di profondo abbandono, come l’ex Convento di Sant’Orsola in zona Mercato Centrale, e trasformarlo in una scuola delle arti e dei mestieri? Per ora, le pareti dell’enorme edificio di proprietà della Provincia sono state recentemente riempite di banconote dall’artista ceco Vaclav Pisvej, che le ha personalmente appiccicate sopra.
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