Un noto pregiudicato, ex affiliato di Cosa nostra, diventato poi collaboratore di giustizia, si trasforma per l'occasione in ufficiale dei carabinieri. Sembrerebbe la trama di un film e invece è la realtà che emerge dalle indagini condotte dal sostituto procuratore della Repubblica di Firenze, Leopolodo De Gregorio. Carlo Alberto Ferrauto, questo il nome del pentito, alias Ferro, una volta indossata la divisa.
A presentarlo con queste credenziali ad un'addetta di un ufficio postale di Firenze è un vero maresciallo dell'Arma. Il tutto sarebbe avvenuto lo scorso novembre, quando al maresciallo era appena stata bocciata la richiesta di un prestito di 10.000 euro, a causa di pregresse presunte insolvenze con altri istituti di credito. A questo punto il vero carabiniere decide di affidare al sedicente graduato lo statino stipendiale e il proprio Cud, il quale a sua volta provvede prontamente a consegnarli 'modificati' all'impiegata.
Il maresciallo si difende sostenendo di essere all'oscuro della manovra del 'collega', che gli avrebbe semplicemente assicurato di intercedere presso una società di prestiti per ottenere la somma. L'avvocato Angelo Tornabene, difensore di Ferrauto, raggiunto telefonicamente dal 'Sito di Firenze', si pronuncia sui fatti contestati parlando del suo assistito come di "un collaboratore attendibilissimo, vessato in questa vicenda dal carabiniere".
"Ferrauto (N.d.r.) è tenuto sul palmo di uno mano dalla Procura di Caltanisetta" precisa il legale. "Grazie alle sue dichiarazioni - continua l'avvocato Tornabene - altre 7 persone si sono pentite".
Resta, in attesa del giudizio, il mistero del perché il militare si sia fatto accompagnare da un noto pregiudicato, attualmente detenuto nel carcere di Rebibbia, oltretutto presentandolo come suo superiore. Fatto sta che la parte riguardante i dati anagrafici sui documenti del vero carabiniere sarebbe stata alterata, risultando appartenere al luogotenente Ferro.
A questo punto l'ufficio postale accetta la richiesta di prestito, guarda caso proprio di 10.000 euro. Da questo momento tra i due si sarebbe creato un vero e proprio sodalizio criminale: il collaboratore di giustizia addirittura si sarebbe presentato, in più di una circostanza, con tanto di divisa da ufficiale dell'Arma.
Insieme, il 17 gennaio, i due avrebbero fatto irruzione in un appartamento nella zona di Viale Europa, a Firenze sud, dove abita una coppia di coniugi romeni, effettuando una perquisizione non autorizzata. Ferro è ormai entrato nella parte, prende a calci la porta, scardina un'anta, avrebbe ammanettato senza motivo uno dei presenti. Dalla casa, avrebbero portato via due passaporti e un computer. Dopo di che la donna sarebbe stata costretta a salire a bordo dell'auto di Ferro e condotta in caserma. Sarebbe stata trattenuta per circa un'ora, il tempo necessario prima che il marito la raggiungesse. Una vicenda inquietante, costata al maresciallo la sospensione dal servizo e al pentito la riapertura delle porte di un carcere, quello romano di Rebibbia.
La posizione dei due adesso è davvero delicata: dovranno rispondere dei reati di truffa, sostituzione di persona, violazione di domicilio, danneggiamento, violenza privata, furto e sequestro di persona. La richiesta di giudizio immediato, formulata dal pm fiorentino Leopoldo De Gregorio, è stata accolta dal gip Paola Belsito, La prima udienza è fissata per il prossimo 20 ottobre al Palazzo di Giustizia di Firenze.
di Domenico Rosa e Matteo Calì
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