Non è stata una bella sorpresa quella che hanno ritrovato i dipendenti di Palazzo Vecchio ieri mattina all'indomani della sontuosa cena di gala organizzata dalla Maison Gucci per i suoi 90 anni. Duecentocinquanta gli invitati da tutto il mondo, nomi celebri del cinema, della moda, dell'alta finanza e dell'industria. Un evento esclusivo in una cornice unica: quella del Salone dei Cinquecento.
I signori dell'eleganza però sembra che abbiano dimenticato le più elementari regole dell'ospitalità: “sacchi dell'immondizia e materiale da imballaggio sparsi per il Cortile di Michelozzo”; così ci descrive la scena una dipendente del Museo “le piante d'ulivo che erano state posizionate alla base delle colonne le abbiamo ritrovate addossate ai dipinti del Cortile”. E non sarebbero mancati neppure i danni “il pavimento del Salone è stato rigato”, evidentemente nella fase di allestimento della cerimonia. Forse a questo punto sarebbe stato meglio non imparare da Gucci “come si illumina un salone”.
Erano tre le squadre dello staff della casa di moda impegnate a organizzare l'evento in ogni minimo dettaglio: dalle luci, alle decorazioni e addobbi in genere; due diverse società di catering, scelte direttamente dalla maison, si sono occupate del cocktail allestito nel Cortile e della cena vera e propria nel Salone; infine del servizio di pulizia avrebbe dovuto occuparsi una cooperativa esterna.
Un' imponente macchina organizzativa che si immagina eccellente, efficiente, attenta a non sbagliare nulla per un evento tanto esclusivo, che però si dimentica di rimettere tutto a posto dopo. A farlo sono stati invece i dipendenti comunali “alle dieci il Museo doveva riaprire, non potevamo aspettare e quando sono arrivati quella della cooperativa, praticamente avevamo finito” ci racconta ancora la dipendente. “Gente che mangiava sui banchi del Consiglio nel Salone dei Duecento o addirittura sui banchi del Podio e dire che era stato raccomandato loro di non farlo”. Ma Gucci è solo l'esempio più eclatante di quello che è ormai diventato un andazzo generale: “è un continuo cenare. Non si fa altro che apparecchiare e sparecchiare – protesta ancora la dipendente che infine conclude – è leggittimo che il Comune ospiti eventi importanti in un luogo così prestigioso ma c'è da capire che Palazzo Vecchio non è una pizzeria!”.
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