firenze
skyline
facebook twitter youtube Feed RSS
sabato, 08 dicembre 2012 - 05:11
X
Criminalità organizzata

Azzerato dai carabinieri un giro di usura gestito dalla Camorra

In mattinata sono state emesse 6 misure di custodia cautelare
Immagine articolo - Il sito d'Italia

Un metodo collaudato quello della criminalità organizzata per attrarre imprenditori in difficoltà nella propria rete. Si inzia con un prestito generoso, poi seguono minacce e terrore per la restituzione della somma a tassi vertiginosi. La vittima subisce così un annientamento prima ancora che economico psicologico.

 

L'ultimo caso riguarda un imprenditore di origine campana, con l'acqua alla gola a causa della crisi, finito dritto nelle mani della camorra. L'uomo, proprietario di una ditta di trasporti nell'area fiorentina, aveva ricevuto un prestito di 50.000 euro, da restituire interamente. Nel frattempo però ogni mese doveva sborsare 3.000 euro all'organizzazione in qualità di interessi. A un certo punto mantenere quell'impegno diventa impossibile. Iniziano le minacce, i danneggiamenti dei pochi veicoli aziendali rimasti, i tagli delle gomme, e i furti di carburante. Dopo le continue vessazioni da parte dei malavitosi, lo scorso luglio, l'imprenditore trova il coraggio dirivolgersi ai carabinieri.

 

Grazie alle attività investigative, condotte con l’ausilio dei più evoluti strumenti tecnici, gli inquirenti sono riusciti ad incastrare Annalisa DE MARTINO (36 anni), Nicola GAUDINO (32), Ciro ACCARDO (32), Emilia SOLIMENO (28), Achille ASCIONE (34) e Federica GENGHI (22), responsabili in concorso dei reati di usura ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso. Questa mattina sono state eseguite le misure di custodia cautelare emesse dal gip Angelo Antonio PEZZUTI, su richiesta del sostituto procuratore della D.D.A. Tommaso COLETTA.

 

Nel 2010 furono i dipendenti Gaudino e Accardo ha far incontrare il loro datore in difficoltà a una persona che “avrebbe potuto risolvere i suoi problemi”. Si trattava della De Martino, moglie di Giuseppe GALLO, reggente del clan camorristico GALLO-VANGONE-LIMELLI. La boss, all'epoca dei fatti agli arresti domiciliari presso l’abitazione dei coniugi Gaudino-Solimeno a Castel Fiorentino, elergì subito la somma di 50 mila euro all'imprenditore.

 

Dopodiché iniziarono gli “inviti” ad onorare i debiti contratti. Le minacce arrivavano quasi quotidianamente da Gaudino, Accardo e dalla stessa Solimeno. Messaggi dello stesso tenore arrivavano anche da parte della De Martino, di Ascione e dalla Genghi, con visite mirate dalla Campania alla Toscana. In perfetto “stile” mafioso volevano costringere l'imprenditore a cedere a titolo gratuito la propria attività.

 

Il coraggio di quest'ultimo di rivolgersi alle forze dell'ordine ha permesso di scrivere la parola fine a una vicenda che si era fatta davvero pericolosa. Stamane sono stati associati nelle carceri di Firenze Accardo e Ascione, di Roma De Martino e agli arresi domiciliari Solimeno, Gaudino, Genghi.

Nessun voto finora
Manda i tuoi comunicati stampa a: redazionefirenze@ilsitodifirenze.it

Redazioni locali

Mostra Redazioni Locali