“Lui mi ha organizzato la convention di Napoli in contemporanea con la Leopolda, io gli ho fatto nascere mio padre 60 anni fa”, ironizzava il rottamatore Renzi appena ieri, svelando di fatto, nel caso in cui a qulcuno non fosse ancora chiaro, che la ragione della sua assenza alla grande riunione di partito è del tutto politica e poco ha che fare con i 'motivi familiari'.
Diciamo che il Leader Bersani stavolta gliel'ha servita su un vassoio d'argento, la scusa. E Renzi non c'ha pensato due volte ad usarla a suo favore.
E mentre il sindaco di Firenze è già proiettato verso il 'Bing Bang' nazionale che certo poco si accorda con un' autocelebrazione di partito e dirigenti, il leader Bersani è ancora indeciso se il Pd al suo quarto compleanno abbia raggiunto un sufficiente grado di maturità: "Siamo troppo giovani per avere risolto i problemi e troppo vecchi per essere un esperimento” , una variazione al “maanchismo” di veltroniana memoria? In ogni caso la connclusione è: "Siamo già il primo partito di questo Paese e quindi tocca a noi".
La sala del Palacongressi è gremita, i posti a sedere tutti occupati: più di duemila le persone venute ad accogliere il segretario nazionale del Partito Democratico; qualcuno ironizza “hanno rastrellato tutte le case del popolo della Toscana!”. C'è attesa per l'ingresso di Bersani che quando arriva si scusa per il ritardo giustificandosi “Ho fatto gli auguri al papà di Renzi”. Poi ai giornalisti che gli chiedono un commento sulla due giorni del Pd a Napoli prevista a fine mese in concomitanza con la convention renziana alla Leopolda, risponde serio “Questo non lo accetto. Francamente cerchiamo di dare alle cose la loro dimensione. Non cadiamo nel ridicolo. Noi non facciamo un'assemblea a Napoli. Facciamo partire un anno di formazione in rete per duemila giovani del Mezzogiorno sui temi del governo locale, della legalità, lotta alla mafia, per creare una nuova classe dirigente. Ci stiamo lavorando da un anno ed è un'esperienza che nella storia della politica italiana non c'e' mai stata. Quindi non confondiamo cose che non stanno assieme e che non sono neanche paragonabili. Non potevamo ripudiare questo appuntamento solo perché cade in concomitanza con non so che cosa".
Ad aprire la serata il segretario del Pd metropolitano Patrizio Mecacci, in prima fila il presidente della Provincia Barducci, il governatore della Regione Rossi, il segretario regionale Manciulli, il capogruppo in consiglio regionale Bugli, non sono mancati i parlamentari Chiti, Ventura, Sani , Cuperlo, poi i consiglieri ribelli di Palazzo Vecchio, Tea Albini,Stefania Collesei, Cecilia Pezza, Mirko Dormentoni; la prima ad arrivare è Susanna Agostini che non risparmia una frecciata “Certo che ci sono e se fosse stato il compleanno di mio padre avrei portato anche lui”, presenti anche i renziani più fedeli, Francesco Bonifazi, Titta Meucci, Michele Pierguidi.
Mecacci ringrazia i rappresentatnti delle istituzioni e i tanti sindaci presenti”. Un La alla folla che infatti risponde a tono: “ne manca uno''. Mecacci prova a sminuire: ''Questa e' una serata di festa'', la platea applaude.
Bersani com'era ovvio commenta la giornata politica nazionale: “Berlusconi se l'è cavata per due voti due, e ha fatto due viceministri in due nanosecondi, più tre sottosegretari: se fossero serviti 15 voti, chiamava l'Ikea per un po' di sedie. Questo governo morirà di voti di fiducia – continua - E' chiaro che per la situazione che c'e' nel Paese dà l'impressione che vuole sopravvivere punto e basta. Formalmente e culturalmente è un governo legittimo -ha aggiunto Bersani- ma chiunque vede con quali mezzi e mezzucci si arrivi a questo esito. La sostanza è che il Paese è sgovernato, così non si può più andare avanti".
Prudenza e cautela pure sulla manifestazione in corso o ggi a Roma, dice ''Quello degli 'indignados' mi pare un movimento confuso – risponde Bersani - che avrebbe bisogno di una piattaforma seria. 'Ci vuole un pò di cautela e spero che domani il movimento - conclude - non sia esposto a provocazioni''.
Ancora una volta nè una presa di distanza nè un'adesione convinta.
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