“Vacillo ma non crollo”, questo l'amaro commento di Gabriele Toccafondi, coordinatore del Pdl a Firenze e parlamentare fino a stanotte quando il verdetto delle urne ha sentenziato che per lui non c'era posto a Montecitorio. Incredibile che quel seggio non sia scattato, la Toscana certo non è proprio una roccaforte berlusconiana, ma la posizione di Toccafondi in lista, quinto, doveva garantire più di una speranza. Toccafondi affida ad un lungo post sul suo sito internet il rammarico per questa mancata elezione, per un lavoro parlamentare non concluso.
Ecco il lungo post pubblicato da Toccafondi
“Vacillo ma non crollo”- Era la scritta di uno striscione che vidi durante la stagione della Fiorentina in C2 dopo il fallimento. Posso dire, facendo le debite proporzioni, che quello striscione oggi descrive la mia situazione scoprendo che per poco, pochissimo, e per una concatenazione di eventi, non rientro alla Camera, tranne clamorosi riconteggi. Quinto era un buon posto in lista, il PdL che in Toscana prende il 17,48% viste le premesse è un buon risultato, arrivare a meno 0,36% dal centrosinistra a livello nazionale era impossibile immaginarlo. Eppure non ritorno a Roma. Peccato, mi dispiace perché volevo portare a termine le cose iniziate, continuare a lavorare e iniziare a dedicarmi alle tante cose che ho avuto modo di conoscere in questi mesi. Per me è stata una campagna elettorale bella e intensa. Piena di ragioni. Dovrebbe essere sempre così ma questa volta, più delle altre, cercare i voti voleva dire spiegare, ascoltare, guardare e capire. Ho girato la Toscana in lungo e in largo, fatto incontri con due persone come con settecento. Qualche candidato, credendo di offendermi, mi ha detto: “ma chi te lo fa fare di correre mica ci sono le preferenze!”, forse non lo sapeva ma mi ha fatto un complimento. Non mi riferisco solo a questo sistema elettorale (che non mi piace, ma questo lo dico da sempre) ma al senso per cui uno fa politica. C’entra con le “ragioni” di cui parlavo prima. Dare le ragioni di un impegno significa anche chiedersi, o richiedersi, perché si fa politica, per chi e per quale motivo. Spero sempre che i tanti ragazzi che si avvicinano alla politica non perdano di vista questo ideale, bello e vero, che fa muovere verso la “cosa pubblica”. E’ una delle riscoperte che ho fatto in questa campagna elettorale. Riscoprire che la politica è un servizio, e per questo motivo non può che partire dalla realtà e guardare con simpatia chi prova a fare le cose, a cambiarle a migliorarle. Questo resta anche in una sconfitta. Che la politica è una bella passione ideale si scopre anche in una sconfitta, anche se fa male. Si vacilla ma non si crolla".
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