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lunedì, 03 settembre 2012 - 02:21
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Punti di vista

Una Fiorentina come l'ottava sinfonia di Schubert: incompiuta

Immagine articolo - Il sito d'Italia

Ieri sera si è chiuso il calciomercato e, finalmente, fino a fine anno non ne riparleremo.

Un mercato a velocità variabile. Prima deprimente: la cessione di Behrami, uno dei pochi che la scorsa stagione aveva dimostrato impegno. Dopo scoppiettante: una serie di arrivi che hanno fatto dimenticare il mediano svizzero ed elevare la Fiorentina a regina dello stesso. Poi un finale amaro: Berbatov che salta, il gioiello Nastasic che saluta e l'arrivo in extremis del non più verde Luca Toni.

Le cessioni, a parte il difensore mancino, o sono state rimpiazzate con giocatori altrettanto validi e in alcuni casi migliori, o sono state un toccasana a prescindere. Le mele marce che avevano inquinato il cesto Gigliato sono state allontanate e il nuovo ambiente, che odora di fresco e non di stantio, farà sicuramente bene al gruppo.

 

In città, dopo la prima contro l'Udinese, è tornato l'entusiasmo: prova di carattere (risultato ribaltato) e squadra che vince giocando a calcio.

 

Purtroppo non è tutto oro quel che luccica. La mancanza di una prima punta, di un bomber, è risultata evidente. Jovetic, senza un uomo che gli crea gli spazi, era costretto ad andare a prendersi la palla a 30 metri dalla porta: inibendo gran parte del suo potenziale.

Ci si augurava che il duo Pradè – Macia sparasse l'ultimo colpo di mercato, andando ad intervenire propri là davanti, ma il caso Berbatov, saltato a causa degli “amici” della Juventus (simpatici come la patologia che costringe il sofferente ad un massiccio impiego di Preparazione H) ha rovinato un mercato che poteva essere quasi da standing ovation (abbiamo usato “quasi” a causa della cessione di Nastasic). All'ultimo secondo è arrivato, anzi ritornato, Luca Toni, ma, vista l'età e la lontananza dal Calcio vero, ci sentiamo di affermare che non sia il bomber che aveva in testa Montella.

 

Questi ultimi incidenti di percorso, però, non devono far ricadere i tifosi Viola nel pessimismo degli ultimi mesi. Sono cambiate tante cose e se pesiamo il positivo e il negativo, la bilancia pende verso il primo.

 

La Fiorentina è come l'ottava sinfonia di Franz Schubert: incompiuta.

Il musicista viennese non terminò il lavoro, ma lasciò ai posteri soltanto i primi due movimenti.

In attesa che arrivi lo Johann Herbeck di turno (che nel 1865 diresse il lavoro di Schubert aggiungendo come finale quello della terza sinfonia del compositore viennese), godiamoci i due movimenti autografi. L'attacco risulta in sordina, sospeso, ma da quel tappeto di archi nasce un ritmo incalzante e quando l'oboe espone il tema: si leva nell'animo una sensazione di pace. Non mancano i momenti di tensione, frasi interrogative e sibilline. Schubert, infatti, è un romantico che espresse la realtà della Vienna post-asburgica, realizzandola in un pessimismo cosmico, ma se lo si ascolta oggi, quello che colpisce è la bellezza delle melodie di natura vocale.

 

Starà alla Proprietà, a Pradè e Macia, a Vincenzo Montella e ai suoi orchestrali, scrivere il finale e determinare il carattere di questa “incompiuta”.

Non ci siamo accomodati nel loggione armati di cesti d'insalata e mazzi di carciofi. Ascolteremo con attenzione e, alla fine, decideremo se applaudire, fischiare, o chiedere il bis.

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