Ecco le dichiarazioni di Diego Della Valle, nell'odierna conferenza stampa di Milano. “Anche mio fratello è molto amareggiato, come me – dichiara - per come sia difficile muoversi nel mondo del calcio. La mia richiesta del tavolo chiarificatore si è trasformata in una polemica, avevo richiesto un confronto civile, ma le battute da bar sono dimostrazione di un comportamento che si commenta da solo (riferendosi a Massimo Moratti, ndr).
Mi sono battuto per far sì che il calcio diventasse un modello per i giovani, ho visto che l'ambiente non era attrezzato per fare queste cose e molti Presidenti andavano per la loro strada, senza la volontà di riportare il calcio italiano ai livelli che gli competono.
In questo periodo di crisi mondiale, vedere che il calcio non sia da esempio non è una bella cosa, penso che chi si deve occupare di calcio debba fare un punto della situazione. Facendo un'autocritica – prosegue – credo che si farà fatica a rifondare il calcio se la rifondazione deve passare attraverso il pensiero soggettivo di ogni presidente di società. Il gap tra le nostre società e quelle europee è in costante crescita. Bisogna organizzare il calcio del futuro in modo estremamente serio. Ci sono presidenti che hanno voglia di cambiare questo trend, ma con altri si fa fatica a parlare e a ragionare, sono gli stessi che votando determinano le regole che viziano il nostro Campionato. Nel calcio c'è bisogno di una autority esterna che detti le regole e costruisca il calcio del futuro, pertanto bisogna chiedersi perché sono pochissimi gli imprenditori che investono sul calcio: la risposta è che vedono come vanno le cose. Molti presidenti sono vittime dei ricatti di parte dei tifosi ed hanno paura a fare determinate scelte. Non è possibile che qualche centinaio di scalmanati possano condizionare la costruzione di progetti calcistici, noi l'abbiamo visto a Firenze, siamo stati accolti bene e poi, magari con l'aiuto di qualche giornalista, si enfatizzano cose che non esistono. Anche i giocatori, a volte, arrivano, dichiarano amore alla maglia e magari dopo 4 mesi, dopo che il procuratore ha preparato il terreno, se ne vanno. Queste cose non vanno bene, questo mondo è un porto franco, quindi bisogna riscrivere le regole, altrimenti non torneremo ai livelli di un tempo. Ci vogliono progetti veri, in questo modo molti sarebbero felici di giocare nelle nostre squadre. Si deve lavorare sui settori giovanili che sono il futuro del pallone. Vedo il calcio inglese e spagnolo che occupa il posto che era nostro: se non si interviene quanta gente potremo attirare? Non credo che le cose a posto le possano mettere gli attuali attori del mondo del pallone, ci deve essere qualcuno che stabilisce delle regole. Il pallone ha bisogno di investimenti che si possono sostenere, quindi bisogna che si avvicini al calcio chi ha la forza finanziaria per gestirla bene. Non tutti possono essere presidenti di una squadra, come non tutti possono fare i dentisti. La svolta, a questo punto, deve partire da ora. Vi sembra normale che in questo momento economico sia ventilata la possibilità di uno sciopero del pallone? Ognuno si deve fare un esame di coscienza e se si continua così, ci allontaneremo sempre più dal resto delle altre nazioni. Ci vuole un ritorno alla morale, poiché è immorale sentire che ci sono certi stipendi per certi giocatori: questo vale per noi, ma anche per il resto del calcio mondiale.
Queste dichiarazioni non sono ragionamenti di bottega, chiedo solo che qualcuno prenda in mano la situazione e si creassero i presupposti per avere uno strumento di governo che sia volto all'interesse di tutti e non di pochi. In questo modo, entro qualche anno, potremo ritornare ad avere aspettative di un certo livello".
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