''A una settimana dalla prima presa di posizione del presidente dell'Ordine degli avvocati sul caso della ricusazione del giudice Bouchard, non e' giunta ancora dall'avvocato Sergio Paparo una parola di chiarimento o di scuse''. Lo scrive in una nota il presidente dell'ordine dei giornalisti della Toscana, Carlo Bartoli, riferendosi al 'caso Forteto'. ''Dato che a nessuno e' consentito svilire l'opera di chi garantisce all'opinione pubblica l'esercizio del diritto all'informazione - aggiunge - ci preme sapere a chi si riferisse il presidente Paparo quando, in una lettera inviata a due quotidiani, parlava di 'una sequela di soggetti totalmente digiuni - prima ancora che di nozioni tecniche - della benche' minima cultura della Giurisdizione'. Chiedo dunque al presidente degli avvocati di chiarire pubblicamente e in modo inequivoco se con quell'espressione intendeva riferirsi a uno o piu' giornalisti''. ''Ci preme inoltre sapere - continua - se il presidente dell'Ordine degli avvocati alludesse a uno o piu' colleghi iscritti all'Ordine dei giornalisti quando, nella stessa lettera, parlava di 'mestieranti dell'argomento dietrologico'. Uno dei colleghi chiamati in causa in una successiva presa di posizione del presidente Paparo, ha preannunciato querela per diffamazione e siamo certi che la vicenda verra' chiarita in tribunale, ma, in qualita' di presidente dell'ordine dei giornalisti della Toscana, a cui la legge assegna degli obblighi di vigilanza e di tutela della dignita' professionale, non posso ignorare espressioni cosi' forti che giungono da cosi' autorevole fonte''. ''Se il presidente Paparo si riferiva a dei giornalisti - conclude - lo invito a rivolgersi senza indugio al Consiglio di disciplina dell'ordine dei giornalisti della Toscana a cui spetta il compito di sanzionare disciplinarmente i colleghi che tradiscono gli obblighi stabiliti dalla Carta dei doveri. In caso contrario chiarisca a se stesso, agli avvocati fiorentini e ai giornalisti toscani che il presidente dell'Ordine degli avvocati non si arroga il diritto di stabilire chi e quando possa dar conto all'opinione pubblica di inchieste e procedimenti giudiziari''.
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