Tre anni fa un giovanissimo Federico Bernardeschi abbracciava la maglia viola per indossarla tre anni di fila, in un continuo crescendo di prestazioni e clamore. Se la prima era servita per affacciarsi la prima volta al grande calcio e fare esperienza, già con l’etichetta di grande promessa del calcio italiano, quella successiva segnava l’esplosione del talentuoso toscano fra Serie A ed Europa League.
L’ultima annata ha rappresentato la definitiva consacrazione di uno dei maggiori talenti azzurri, anche in chiave Mondiale 2018. Presenze, gol, assist e leadership tecnica di una squadra che ha faticato ad imporsi sul fronte nazionale e continentale, ma che appena un anno prima guidava la classifica della Serie A per tutto l’inverno.
Oggi, a distanza di 27 anni, un altro fantasista italiano segue la tratta Firenze-Torino, sponda bianconera: il primo rispondeva al nome di Roberto Baggio e avrebbe un mese dopo l’annuncio del suo trasferimento alla Juventus disputato il Mondiale di Italia ’90 da assoluto protagonista. Arrivò sotto la Mole per appena 18 miliardi, ma che per l’epoca rappresentarono una cifra spaventosa. Leggendario sarebbe stato il suo ritorno al Franchi la stagione seguente, quando si rifiutò di calciare un rigore contro la viola, uscendo dal campo dopo la sostituzione nel tripudio del pubblico fiorentino, che gli lanciarono sciarpe e tributarono un saluto da figlio di casa.
Impossibile possa accadere lo stesso a quel Bernardeschi passato alla Vecchia Signora per 40 milioni di euro più il 10% in caso di futura rivendita. Gli striscioni contro di lui si sprecano, i social colmi di rabbia nei confronti di colui il quale si era già proposto quale bandiera della Fiorentina, rifiutando di farsi ritrarre con la sciarpa bianconera in occasione di una presenza all’ultimo torneo di Viareggio. Il suo arrivo nella squadra di Allegri rappresenta per il ragazzo di 23 anni il trampolino di lancio ideale per un ruolo da protagonista in Russia con l’Italia, sempre in caso di qualificazione: ma soprattutto per se stesso e per quel ruolo di predestinato da tempo sulle proprie spalle.
Al passaggio in bianconero Baggio aveva realizzato 39 gol in 95 presenze in A, contro le 14 in 72 partite di Bernardeschi. Le presenze in azzurro sono 13 a 9, sempre a favore del Divin Codino: unico punto in comune, i titoli, zero per entrambi. Il primo arrivò nel 1993 con la Coppa Uefa, per Roby: facile che Bernardeschi possa almeno in questo superare il celebre compagno di numero.
Può ricoprire, a differenza dell’ex pallone d’oro, tanti ruoli dal centrocampo in su. Merito di un Paulo Sousa che ha creduto in questo ragazzo lanciandolo persino da quinto di centrocampo a destra, per poi progressivamente avanzare il raggio della sua manovra. Oggi sarà uno dei tre uomini di Allegri dietro Higuain, indifferentemente a destra, sinistra, o al centro.
La partenza non è delle più semplici, il paragone è il più scomodo gli si potesse presentare.
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