Una repentina crescita e che non fa che confermare come le startup italiane siano in rapidissima ascesa. Nel 2019, quando siamo solo a luglio, si assommano a 397 milioni di euro gli investimenti in startup italiane o startup costituite da imprenditori italiani effettuati nei primi 6 mesi di questo anno. Un aumento importante anche rispetto ai primi tre mesi del 2019, quando erano comunque già 133 i milioni investiti in questo settore.
Dunque, secondo quanto evidenziato nelle rilevazioni effettuate dal portale Face The Jungle, che avvalorano la convenienza di investire nelle startup, i 379 milioni già investiti raccontano di una grande crescita. Infatti nel 2018 si era chiuso con un ammontare di finanziamenti pari a 522 milioni di euro. Un compartimento molto caro anche al governo italiano, che a febbraio ha comprovato il fondo da 1 miliardo di euro destinato alle startup.
Iniziamo col dire che, questi 379 milioni investiti, sono un numero veramente importante che contiene 43 round e tutte le operazioni di crowdfunding per un totale di 24 milioni. E questa impennata di investimenti era stata subito evidente da gennaio a marzo, nel raffronto col 2018: se qui erano stati 27 i milioni di euro iniettati nel mercato delle startup in 14 operazioni, il parallelo con i 133 (in 16 iniziative) dei primi tre mesi del 2019 hanno testimoniato una spinta molto decisa verso l’alto. Dalle stime raccolte dal 2015 ad oggi, si nota come la crescita degli investimenti nelle startup siano cresciuti in maniera sempre costante, subendo solo uno stop all’indietro nel 2017.
Definito il quadro totale degli investimenti in questi primi sei mesi del 2019, che praticamente raggiunge l’80% di tutto il ‘fatturato’ del 2018, passiamo allo step successivo. E cioè andiamo a dare uno sguardo più approfondito a quali ambiti tali finanziamenti siano stati destinati, prendendo in esame gli investimenti plurimilionari.
Partendo dai round milionari, non si può non menzionare quello di BrumBrum da ben 20 milioni di euro, per un trade concluso da Talent Garden con un aumento di capitale da 44 milioni. Brumbrum è il primo rivenditore diretto di auto online in Italia. La piattaforma web offre due diverse proposte di acquisto, ossia di usato oppure auto a km 0 e il noleggio a lungo termine per privati. È proprietaria dei veicoli che vende e certifica ogni mezzo, dalla meccanica alla carrozzeria, dall’elettronica ai freni alle certificazioni a supporto. A questo investimento da 20 milioni hanno partecipato alcuni tra i principali fondi internazionali di venture capital, come Accel, Bonsai Venture Capital e United Ventures (solo questo ben 10 milioni di euro).
Ma non solo, perché anche la biotech Philogen, azienda toscana italiana, ha fatto un elevatissimo round milionario, da ben 62 milioni. La Philogen, fondata nel 1996 dalla famiglia Neri, ha una doppia sede a Siena e Zurigo, occupandosi dello sviluppo di biofarmaci innovativi per il trattamento dei disturbi legati all’angiogenesi, come il cancro e l’artrite reumatoide. Un aumento di capitale, che servirà per accelerare lo sviluppo dei prodotti e per espandere le strutture produttive. finanziato su larga misura da The Equity Club, l’associazione di investitori (c.d. club deal) promosso da Mediobanca Private Banking.
E passiamo ora al round milionario di Planet Smart City, che ha sede a Londra ma fondata da italiani. Nata nel 2015 dall’intuizione di Giovanni Savio e Susanna Marchionni, ha chiuso nei giorni scorsi un round da 6.5 milioni di euro, andando a sommarsi a quelli di settembre 2018 per 10 milioni e quello più consistente da 34 chiuso a inizio gennaio 2019. Dunque un totale di 50 milioni di finanziamenti raccolti negli ultimi 10 mesi. Questa società si occupa di Smart social housing, ossia di edilizia residenziale accessibile. Nello specifico, si occupa di ‘creare’ spazi abitativi con standard di efficienza elevati, ma destinati alla vendita o all’affitto.
Un lavoro a stretto contatto con i costruttori sparsi per il mondo, col dichiarato obiettivo di rendere di nuovamente ‘vive’ alcune comunità esistenti, per mezzo di tecnologie ingegnose. Un esempio può essere quello nell’area di Rogoredo-Santa Giulia a Milano, oppure i due progetti nel nord-est del Brasile, tra quello quasi concluso nello Stato del Ceará (Smart City Laguna) e quello in cui i lavori sono iniziati a maggio nello Stato del Rio Grande (Smart City Natal).
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