«È una decisione obbligata. Fin all'inizio non potevano trattare questo procedimento a Firenze. Questo trasferimento doveva esserci prima». Lo ha detto il pm Giuliano Mignini commentando la sentenza d'appello che ha annullato la condanna del magistrato in primo grado e ha ordinato il trasferimento degli atti da Firenze a Torino.
Mignini, rispondendo ai giornalisti, ha poi confermato che il reato (abuso d'ufficio) potrebbe cadere in prescrizione. Con lui è imputato il poliziotto-scrittore Michele Giuttari. Anche per lui c'è stato l'annullamento della condanna di primo grado e la dichiarazione di incompetenza territoriale. «Da investigatore ho un'amarezza - ha detto Giuttari - Questa attività svolta da Firenze bloccò l'indagine perugina sulla morte del medico Francesco Narducci che si riteneva collegata al mostro di Firenze. Vennero sequestrati gli atti di quell'indagine, di fatto bloccandola».
A Giuttari e Mignini viene contestato anche di aver svolto un'indagine parallela a quella della procura di Genova su una vicenda che vedeva coinvolti lo stesso Giuttari e il pm fiorentino Paolo Canessa, all'epoca titolare delle indagini sul mostro. Secondo la tesi della difesa, accolta dal giudice d'appello, la presenza di un magistrato fiorentino nei fatti all'attenzione dell'indagine implica l'incompetenza di Firenze a indagare e l'obbligo di trasferire gli atti a Genova (competente per fatti che riguardino magistrati toscani). Anche la procura ligure, però, ha avuto un ruolo nella vicenda. Così il procedimento passa a Torino. «Oggi - ha commentato Giuttari - ho visto in faccia la giustizia vera. Questa decisione dimostra che a Firenze non dovevamo essere indagati e tantomeno condannati». Poi, sull'inchiesta genovese che riguardò lui e Canessa: «La denuncia di Canessa - ha aggiunto Giuttari - permise che venisse incardinato un procedimento che provocò il sequestro degli atti dell'inchiesta perugina su Narducci. Chiedo al ministro di chiarire il ruolo di Canessa e anche di chi era ai vertici della polizia».
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