«Il più 'povero' dei calciatori guadagna più di un alto dirigente di industria. Lo sciopero di questi lavoratori del paese di bengodi e la bolla finanziaria dei padroni del calcio, conferma che, oltre alla casta dei politici, ce n'è un'altra. È quella intoccabile del calcio, che vive su un altro pianeta. E nulla gli importa dei gravi problemi del paese».
È quanto si legge nell'editoriale di apertura del settimanale paolino, Famiglia cristiana. È un mondo, quello del calcio, che ha proprie regole e proprie leggi, che «di fronte a un incombente pericolo, anche le società sono corse in suo soccorso, offrendo un fondo di venti milioni di euro. Proposta bocciata, ma idea scandalosa». Guai, invece a parlare di contributi di solidarietà perchè «nessun onere può gravare su questi privilegiati». Ma, attacca il settimanale, questa è «un'offesa per chi, ogni giorno, tira la cinghia. Una dolorosa 'pedata' al paese reale, quello che lavora e si sacrifica davvero». «Forse, sarebbe opportuno che lo sciopero, anzi la serrata, la facessero i tifosi. Davvero. Quelli che, con i loro sacrifici, tengono in piedi il mondo del pallone. Spalti vuoti allo stadio e niente partite in tivù. E non per una domenica, ma per un anno intero». Come è avvenuto in America per la Nba, altrimenti, conclude l'editoriale, «rischiamo che l'articolo 18 resti solo per i calciatori e sia carta straccia per i veri lavoratori». (Plb/Col/Adnkronos)
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