La partita di domenica prossima contro il Genoa sarà anche l'occasione per riabbracciare tre ex viola, due giocatori e un allenatore, che a Firenze hanno lasciato ottimi ricordi e sicuramente tanti rimpianti. Idealmente voglio rivolgermi a loro per far sì che siano portatori di alcuni messaggi.
Caro mister Alberto Malesani: domenica nel pre-partita certamente avrà mille pensieri prima di affrontare quella che è stata una parte importante della sua carriera, la Fiorentina. Però le chiedo la cortesia, credo anche a nome di tanti tifosi viola, di trovare pochi istanti del suo tempo per spiegare a Sinisa Mihajlovic, quando lo incrocerà, che le sue parole del dopo-Catania, e ripetute in sostanza martedì notte a Torino, ovvero che Firenze è una piazza difficile, esigente e i cui tifosi non lo sanno rispettare, in realtà, come si dice a San Frediano, 'son delle bischerate'. Gli spieghi, gentile Alberto, al 'Full metal mister', che per farsi voler bene dai supporters viola più che i risultati serve 'produrre' calcio, e muoversi con passione e amore quando si parla alla città. Dica a Mihajlovic, per piacere, che se i tifosi della Fiorentina arrivano - sbagliando - a dargli dello 'zingaro', è perché sono esasperati dal 'non gioco' espresso dalla sua squadra negli ultimi 14 mesi, e frustrati dalle parole senza senso del tecnico: un misto di 'fatalismo serbo' e inutile fumo negli occhi. Perché, caro mister del Genoa, lei lo sa bene: la verità a Firenze paga. Ecco perché prima e dopo la partita, anche se da avversario, riceverà applausi da tutto il 'Franchi'.
Caro Seba Frey: a te invece, che hai sempre mantenuto buoni rapporti con la famiglia Della Valle, chiedo, se incontrerai il patron nel tunnel che porta in campo, o nei pressi del tuo spogliatoio, di raccontargli cosa hai 'subito' nei tuoi ultimi mesi in maglia gigliata, solo perché non avevi un procuratore gradito, o perché ti eri permesso di dire la verità su cosa non funzionava nel club. Prova ad aprire gli occhi a chi comanda in società, e spiega tutto sulle balle che gli 'attendenti' della proprietà raccontano ogni giorno su ciò che accade a Firenze. Seba, dì ad Andrea Della Valle cosa pensano fuori da Firenze della società viola. Spiegagli, portiere indimenticato degli anni belli della Champions, che per ottenere i risultati sportivi non servono 'patti con la città' o frasi ad effetto. Non conta ciò che hai fatto in passato, ma quello che hai dentro di vero e puro. E poi mettiti i guantoni e fai il tuo dovere, perché anche tu sarai sempre ricordato da chi ha il viola nel cuore come un uomo vero, e non un 'Gerard Depardieu', come qualcuno ti ha descritto, perché hai commesso sì i tuoi errori, ma quello principale - quello di credere alle bugie che ti venivano raccontate sull'ex tecnico Prandelli - lo hai fatto, come tanti tifosi viola, in buona fede.
Caro Dario Dainelli: prima di affrontarci sul campo, guarda negli occhi il tuo successore Alessandro Gamberini, e digli cosa significa essere il capitano della Fiorentina. Fa sapere lui che un tempo, quando si perdevano le partite e si giocava male - molte meno volte che nell'ultimo anno e mezzo - il simbolo della squadra si presentava davanti a telecamere e taccuini e chiedeva scusa, principalmente ai tifosi, specie quelli che, come martedì sera a Torino, hanno sacrificato risparmi e tempo per l'amore verso la Fiorentina. Appoggia una mano sulla spalla dei tuoi presuntuosi ex compagni, e digli che Firenze merita ben altro che loro, e che se fanno tardi la sera, parcheggiano la loro auto di lusso dove non devono, e raccontano bugie a proposito della presunta unità dello spogliatoio verso il mister, visto poi come giocano, difficilmente potranno rimanere a vivere in questa città, che ha sempre e solo amato chi è sincero, a prescindere dalle qualità tecniche.
E infine un appello a noi, tifosi viola. Da quando c'è stato il fallimento, sembriamo un gruppo di narcotizzati. Abbiamo paura di fare qualsivoglia critica, anche dura, a proprietà, tecnico e giocatori. Ricordiamoci invece che la Fiorentina è nostra, e che meritiamo ben altro. Facciamoci sentire allo stadio, con civilità, ironia, ma anche ferocia dialettica. Non sarà certo con il silenzio e il disinteresse che faremo il bene della nostra squadra. Tifiamo per la maglia, riappropriamoci del nostro spirito, e non guardiamo in faccia nessuno.
fonte: Luca Cellini - calciomercato.com
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