"E' una grande opportunità per i giovani dialogare con il Presidente sul processo dell'Unità d'Italia e sui nodi critici che ancora bisogna risolvere perché l'unità sia più pienamente compiuta". Sono le parole con cui il Magnifico Rettore dell'Università di Firenze Alberto Tesi, dopo il saluto del sindaco Renzi, del presidente Rossi e dell'assessore Fracci ha introdotto il dibattito tra Napolitano e gli studenti di Scienze Politiche nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio.
Un'accoglienza calorosa è stata riservata al Capo dello Stato da parte della cittadinanza e dalle autorità locali. Piazza Santa Croce gremita di gente, tanti i fiorentini in piedi davanti al maxi schermo appositamente installato in attesa che Giorgio Napolitano iniziasse a rispondere alle domande degli studenti. A turno Matteo Renzi, Enrico Rossi e Carla Fracci hanno pronunciato come rappresentanti del Comune, Regione e Provincia, il loro discorso di benvenuto e di ringraziamento al Presidente in visita a Firenze. Ciascuno ha avuto parole di elogio e di sincera ammirazione per il ruolo svolto dal Presidente della Repubblica sin dal giorno del suo insediamento. Poi, un lapsus di Renzi che al termine del suo discorso ha chiamato Napolitano Presidente del Consiglio, ne ha riso lui stesso e con lui tutta la prima fila, compresa la vicepresidente della Camera Rosi Bindi. Ma a rimediare alla involontaria gaffe del 'rottamatore' ci ha poi pensato il presidente Rossi definendo Giorgio Napolitano, lui sì, il vero "volto giovane della politica italiana".
A questo punto la parola passa davvero a loro, a quelli che senza ombra di dubbio sono giovani davvero, studenti, laureati e laureandi dell'Università di Firenze.
Ad introdurli la professoressa Alacevich. Paolo Ganino, Andrea Lattanzi, Giovanni Cambi, Alessandra Giachetti, Stefania Caporale sono solo alcuni dei ragazzi 'selezionati' per rivolgere personalmente i loro quesiti al Presidente della Repubblica. Parole le loro fortemente critiche e autocritiche, in cui è netta la percezione di ansia e timore verso il loro futuro come per quello del Paese. Alle loro domande che raccontano di "giovani d'oggi che si sentono distanti dagli ideali e dai valori che hanno condotto all'unità", e poi ancora "di sogni destinati a non realizzarsi mai", "di donne ancora troppo poco rappresentate", di "sgretolamnto dell'identità nazionale", il saggio Capo dello Stato risponde "è troppo facile cadere nella retorica dell'ottimismo, ma è altrettanto facile cadere in una retorica del pessimismo, secondo cui i giovani sarebbero chiusi nel loro egoismo, preoccupati solo del loro particolare. No, non è un sogno immaginare dei giovani motivati, come allora, da forti ideali, chiaramente tradotti nel tempo presente". Un concetto di unità quello espresso dal Presidente che non esclude e anzi si fonda sulle singole particolarità e sul pluralismo culturale. "Bisogna combinare le proprie aspirazioni personali, come per esempio quella leggittima della propria posizione lavorativa, con soluzioni di problemi generali secondo indirizzi e parametri ideali di moralità pubblica e privata. Non intendo farvi prediche e neppure darvi consigli, semmai un imperativo: voi dovete riuscirci, perchè l'Italia possa avere un futuro!". Si passa poi a parlare di politica interna e di istituzioni e le affermazioni fatte da Napolitano sembrano voler fare da contr'altare alle recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio Berlusconi, in riferimento a una riforma costituzionale che vada in direzione di un maggior presidenzialismo. Di tutt'altro avviso il Presidente della Repubblica che anzi ribadisce come in Italia ci sia "un problema di riqualificazione del Parlamento, che sta progressivamente perdendo potere a favore, da un lato delle istituzioni dell'Unione, e dall'altro delle istituzioni regionali e locali. Bisogna rilanciare il ruolo del Parlamento nazionale che non deve ridursi a un esercizio povero, se non addirittura meschino, delle sue responsabilità". Perché questo sia possibile però bisogna pensare prima a "una riqualificazione dei parlamentari stessi". E sempre in tema di riforme costituzionali Napolitano fa un breve cenno alla riforma del federalismo "Se si vuole andare verso una forma sana di autonomismo, non ci si può accontenatare di una riforma fiscale. Ecco perché ci vorrebbe una riforma delle Camere". L'invito è a guardare al modello tedesco. Nelle domande dei giovani studenti, alcuni dei quali laureati in Relazioni Internazionali, non poteva mancare il riferimento alla politica estera e alla questione del Mediterraneo. "I recenti sommovimenti in Nord Africa e Medio Oriente ci pongono dinanzia a interrogativi che sanno di speranza, di libertà e uguaglianza sociale ma sono anche delle incognite. E' certo, però, che l'Unione Europea deve fare una riflessione autocritica: il processo di Barcellona aveva indicato la strada maestra, ma si è concretizzato ben poco. Si fa ancora difficoltà a dare corpo a quel tipo di politica perchè resistono fortissimi condizionamenti di ottiche nazionaliste meschine. Si assite al contrario a un ripiegamneto su sè stessi dei Paesi membri, con contraccolpi che sono fortissimi. Non ci si può poi lamentare della questione degli 'immigrati forzati' se non si sono create prima le condizioni perchè ciò non accadesse". Sulla guerra in Libia Napolitano aggiunge "Ritengo sia doveroso che l'Italia faccia la sua parte".
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