«Potrei anche suonare le campane della basilica per protesta se dall’altra parte ci fosse un Beppone. Qui invece c’è solo un Beppino...». Padre Antonio Di Marcantonio, rettore di Santa Croce, sorride e s’immedesima per un attimo nel don Camillo di Guareschi mentre tutt’intorno infuria la rabbia dei residenti della piazza.
Nel labirinto degli uffici giudiziari distaccati del tribunale di piazzetta San Martino ci si accalora e ci si prepara a una battaglia che non sarà né breve né facile. E’ appena terminata la prima udienza davanti al giudice civile Luciana Breggia, dove si trovano contrapposti il Comune e un gruppo di agguerriti residenti di S.Croce, che hanno presentato un esposto chiedendo l’immediata sospensione di tutti gli eventi in piazza. Il motivo?
«Non si dorme più, non si vive più e sono reiteramente lesi i diritti fondamentali dei residenti: quello alla salute, quello di abitazione, di culto e quello legato all’esercizio dell’attività commerciali», dicono in coro a fine udienza. A sostenerli c’è anche il consigliere comunale del centrodestra Alberto Locchi, ma è padre Antonio a esprimere lo sdegno per quanto sta accadendo: «Il giudice ci ha chiesto di trovare un accordo, ma il Comune non vuole dialogare con noi e non capiamo perché. Non capisco questa rigidità».
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