Se ne occupano doviziosamente i giornali, quelli di famiglia, quelli che ambirebbero ad entrarvi, quelli che non lo sono, ma è sempre meglio tenersi amici i potenti. Cronisti devoti narrano le gesta dei "grandi", i numi tutelari del pallone (e della stampa) convenuti al "tavolo della pace". Il loro fiero posar di terga sugli scranni vellutati, il loro cipiglio, le ferme nocche che impattano la superficie levigata del desco senza cibo.
Gli sguardi in tralice, i braccialetti che tintinnano, le chiome con cadenza tirate all´indietro dalla mano nervosa, gli indici accusatori (dei medi le cronache non osano far cenno), le frasi tuonanti e infine i disperati tentativi degli ambasciatori della pax calcistica che si scontrano con l´orgoglio dei "grandi" inalberati.
Un tavolo dal quale una manciata d´ore dopo le divinità loro si sono alzate, questo raccontano le cronache rispettose, non diciamo mandandosi a quel paese, non lo diciamo noi e mai lo potrebbe dire una di quelle cronache agiografiche, ma almeno "a scopare il mare, a ciapà i rat, affandomo...." (tutti fra virgolette veh).
Un tavolo della pace dove, insomma, la pace non s´è fatta. Dove le posizioni post Calciopoli sono rimaste le stesse di sempre, innocentisti da una parte colpevolisti dall´altra, ovviamente tutti, sempre e comunque "grandi". Eppure su quella vicenda ormai datata ci sono alcune sentenze, frettolose e cialtronesche quanto si vuole, ma già passate in giudicato, e soprattutto già "pagate" dalle squadre come la Fiorentina. Sentenze che hanno messo un punto fermo o dovrebbero averlo fatto.
Sentenze sportive ed una, parecchio più pesante, emessa dalla giustizia ordinaria. Sentenza vera, di quelle che alle persone "normali" la iscrivono anche sul casellario giudiziario e, se va male, porta dritti dritti in "gattabuia". Sentenza che ha condannato gli imputati. Per fortuna loro, e nostra di cittadini, ci sono altri due gradi di giudizio, ma quella sentenza non si può ignorare.
Ovvio che gli imputati abbiano tutto il diritto di dichiararsi innocenti anche dopo la condanna, ma da cronisti (anche fossimo devoti, rispettosi e dai piedi ben calzati) non potremmo considerarla un particolare a margine, un accidente, un caso sfortunato. O peggio un complotto. E´ una sentenza, magari sbagliata, e nel caso lo dimostrerà l´appello, ma frutto di un libero convincimento maturato dai magistrati giudicanti.
Tutto questo attiene alla storia personale degli imputati, non all´onore delle città rappresentate dalle loro squadre di calcio. Calciopoli per la gente, per i tifosi, è il passato. Calciopoli per i tifosi è passata e di quel tavolo della cosiddetta pace interessa pochissimo a chi "grande" non è. Ma si sa che i giornali nel Bel Paese non son fatti per essere letti.
Fonte: Stefano Prizio - ViolaGol.com
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