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ESCLUSIVO

Inchiesta Curtatone, tutti i delinquenti che entravano nel bar di Sutera

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Sembra non finire l'elenco di pregiudicati che compaiono nella vicenda del Caffè Curtatone. La cerchia di amici che frequentava Renato Sutera, il dominus dell'operazione su cui ha messo gli occhi la procura di Firenze, era formata da persone con un curriculum criminale di tutto rispetto

 

Perchè, negli anni in cui Renato Sutera ha gestito il bar alle porte del centro storico fiorentino, a pochi passi dal comando provinciale dei Carabinieri e dalla Direzione investigativa antimafia, sono passati e hanno lavorato alcuni personaggi ambigui che hanno riempito le pagine di cronaca locale e non solo. 

 

Oltre a M.S, agente dei servizi segreti che vuole comprare il bar e liquidare Renato, e Michele Micalizzi, pregiudicato di stampo mafioso, il Curtatone è stato un punto d'incontro per molti 'galeotti', dal passato criminale

 

Sutera  e Comini

IL RE DELLA TRUFFA - Uno di loro è Giancarlo Comini (nella foto con Renato Sutera) 83 anni, fiorentino residente a Vaiano, in provincia di Prato. Nell'inchiesta sul Curtatone è indagato con l'accusa di essere uno dei prestanome di Sutera. I due sono amici di lunga data e il Comini era solito passare e intrattenersi a lungo nell'ufficio del “direttore”.

 

Giancarlo Comini è ben conosciuto per i suoi precedenti. Alla fine degli anni Settanta, le cronache pratesi lo descrivevano come il re della truffa, per le sue imprese. Negli anni Novanta viene indagato per la vendita del falso di uno degli ultimi quadri di Amedeo Modigliani, il Busto di giovane donna, trattenendosi 700 milioni delle vecchie lire. Nei primi anni Duemila, finisce in un altro giro di falsi d'autore, tanto che la Finanza gli sequestra a Venezia due oli su tavoletta di Giacomo Balla, un olio su tela di Massimo Campigli e un esemplare dei "tagli" di Lucio Fontana, tutti ovviamente falsi. 

 

Ma le sue disavventura non finiscono qui, infatti il suo nome compare anche nella maxi inchiesta della “mafia del tessile” (patteggia due anni per bancarotta). Comini era accusato di aver fatto parte di un'associazione a delinquere composta da oltre 30 persone e dedita a commettere truffe, frodi fiscali ed emissione di false fatture con lo scopo di appropriarsi di alcune imprese tessili.

 

Comini e Pieraccini

L'AUTISTA - Negli ultimi tempi, al Curtatone, Comini si faceva accompagnare da un'autista, Sandro Pieraccini (a dx nella foto in alto con Comini ), 53 anni pratese, residente a Poggio a Caiano, con un passato da rapinatore. Infatti, nel 1997 la polizia lo arresta con una busta di plastica in mano e dentro 21 milioni di lire, frutto del colpo all'agenzia di via Carducci del Monte dei Paschi di Siena, a Firenze. Pieraccini viene accusato, con il solito complice, anche della rapina all'agenzia dellaa banca commerciale di Borgo la Croce, fruttata 52 milioni delle vecchie lire. E per questi reati sconta 5 anni in carcere.

 

L'autista di Comini, che frequenta con lui il Curtatone, viene arrestato anche nell'inchiesta per l'associazione criminale pratese guidata dal clan Fema, che portava il pittoresco nome di Santa nuova camorra, mentre viene assolto nel maxi processo sui traffici illeciti a Prato, che portò anche alla condanna di tre poliziotti.

 

Vassallo

L'ALLIBRATORE - Oltre a Comini e Pieraccini, tra i clienti fissi del Curtatone c'è anche Giuseppe Vassallo, (nella foto segnaletica dell'arresto) palermitano trapiantato a Rignano sull'Arno, considerato uno tra gli amici più cari di Renato Sutera. 

 

Vassallo nel 2010, viene arrestato nell'inchiesta Illegal Bets, con l'accusa di fare parte di un'associazione a delinquere che gestiva le scommesse clandestine tra Palermo, Bagheria e Villabate. 

 

Le puntate avvenivano su gare del campionato di calcio di serie A, ma soprattutto sui campionati esteri, con un giro di affari dai 5 ai 10 milioni di euro all'anno. Le 'bische' poi si cautelavano reinvestendo i profitti delle scommesse nel circuito legale, e Vassallo aveva il compito di raccogliere le scommesse nella zona di Firenze, per conto dell’organizzazione

 

Vella

 

IL PEPERO' - E Vassallo al Curtatone ritrova una vecchia amicizia in comune con Renato Sutera. E' quella di Calogero Massimo Vella, conosciuto alle cronache più semplicemente come Max Vella (nella foto).

 

Ex patron dell'Akragas, squadra di calcio siciliana, e noto per le sue 'gesta' che lo portano alla ribalta, nel 2014, quando viene accusato di essere scappato, in piena estate, con 250mila euro dalla storica discoteca Peperò di Porto Cervo. Dalla Sardegna si porta dietro molti guai, compreso l'arresto per stalking, nei confronti di una modella di Livorno. 

 

Al Curtatone, Max Vella arriva come chef, portato direttamente dall'amico Renato Sutera. La sua presenza dentro al bar dura poche settimane, a cavallo di maggio del 2015, giusto il tempo di rivedere il vecchio amico Vassallo, e di lasciare un conto da pagare in un noto albergo cittadino.

 

Scappato da Firenze e dal Curtatone, le cronache rintracciano Max Vella 'pizzicato' da alcune trasmissioni tv, e, nel 2017, imputato per truffa, sostituzione di persona e usurpazione di titolo. Vella, si fingeva un noto medico di Agrigento, proprietario terriero, innescando un meccanismo che gli aveva consentito di entrare in possesso dei soldi di malcapitate donne che, abbindolate dall'idea di diventare socie dei suoi fantomatici ristoranti, gli consegnavano soldi (centinaia di migliaia di euro), e poi lui si dileguava nel nulla. 

 

Viktor Delia

IL COMMANDO DELLE BISCHE -Un altro personaggio che ha lavorato al Caffè Curtatone, è Viktor Delia (in foto), 31enne albanese, fratello di Pavlin, finito in carcere con i Sutera proprio nell'inchiesta della Procura di Firenze sul bar. Se Pavlin è un trafficante di droga, Viktor si è dedicato ad altro. Esce di prigione, nel settembre 2014, e viene assunto al bar di Sutera come tuttofare. 

 

Un impiego che dura giusto qualche mese, perchè Delia viene arrestato, a gennaio 2015, con l'accusa di essere il capo della banda che assaliva le bische cinesi a Prato. Una serie di efferate rapine, degne della sceneggiatura di un film, con decine di persone picchiate, legate e rapinate mentre erano a giocare d'azzardo.

 

Per questi fatti, Viktor Delia è stato condannato a 4 anni e dieci mesi.

 

Boxano

IL LATITANTE - Ma, tra tutti i pluripregiudicati che sono passati dal Caffè Curtatone, non poteva mancare un personaggio che ha fatto anche il latitante. E' l'anno 2013, e Renato Sutera assume al bar Benedetto Bonanno (nella foto segnaletica dell'arresto) 53enne siciliano trapiantato a Firenze, con una lunga carriera criminale alle spalle. Ha passato ad oggi, 32 anni in carcere. Al Curtatone ha fatto il cuoco, nonostante sia un rapinatore affermato, che colleziona condanne fin dagli anni Ottanta. 

 

Nel tempo si è reso responsabile di numerose rapine a mano armata, in banche, negozi e case, come nel 2005, quando viene arrestato per una lunga serie di colpi in banche e ville fra Prato, Firenze, Forte dei Marmi e Reggio Emilia. Finiscono in manette anche i suoi complici, tra cui Pieraldo Guidi, noto ristoratore di Borgo San Frediano e amico di Renato Sutera. 

 

Sempre a Firenze viene arrestato, anche nel 2010, quando, con una complice, si finge poliziotto per rapinare gli appartamenti.

 

Poi, dopo l'ennesima uscita dal carcere, nel 2013, arriva l'assunzione da Sutera al Curtatone. Qua farà il cuoco per qualche. Poi un giorno, all'improvviso, si presenta al Caffè Curtatone, evidentemente segnato in volto e racconta di dover andare via e non poter tornare più a lavorare. Termina così la sua esperienza alla corte di Sutera.

 

Ma qualche mese dopo, il suo nome spunta fuori in un'altra vicenda di cronaca. Il cuoco, durante un furto a Firenze, ruba in una casa video e scatti fotografici compromettenti della vita privata di un imprenditore. A quel punto, Bonanno pensa di ricattare il malcapitato e cerca di estorcergli soldi, ma quando si presenta ad incassare la somma stabilita, trova ad aspettarlo gli uomini della squadra mobile di Firenze che lo arrestano nuovamente.

 

Termina così la sua esperienza da cuoco al Curtatone. Prima in carcere e poi ai domiciliari nell’abitazione della sorella, in provincia di Parma. Ad ottobre 2014, durante un permesso premio, manomette il braccialetto elettronico e scappa, diventando latitante. 

 

Nel frattempo, il Tribunale di Firenze lo condanna anche per una rapina a mano armata consumata dieci anni fa in una villa a Bagno a Ripoli. 

 

Per due mesi è ricercato in tutta Italia, fino a quando, a dicembre 2014, i poliziotti lo trovano sotto un ponte, a Palermo, a vendere frattaglie di animali al mercato.

 

Questo è il 'contorno' di Renato Sutera e dei suoi affari al Caffè Curtatone. Dove i dipendenti veri dovevano combattere per avere uno stipendio e vedere tutelati i propri diritti, mentre il “direttore” pagava e assumeva gli amici pluripregiudicati.

 

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