Un appello congiunto per la pace tra Israele e la Palestina. È quello che arriva da Palazzo Vecchio al termine dell’incontro tra il sindaco Dario Nardella, l’assessore ai rapporti con le confessioni religiose Alessandro Martini, l’imam di Firenze Izzedin Elzir e il presidente della comunità ebraica di Firenze Enrico Fink.
Questo il testo dell’appello.
“Firenze, città ‘sul monte’, non può tacere di fronte alla violenza ed alla tragica situazione che sta distruggendo e mietendo vittime innocenti coinvolte in questo inaccettabile ennesimo scontro tra Israele e Palestina. La nostra è una storia di incontri, di accoglienza e di riconoscimento delle diversità come valore aggiunto sempre. È una storia che ci impone di sentirci responsabili e coinvolti anche in quest’era difficile per quelle terre certamente ma anche per il mondo intero.
Firenze, città del dialogo, che ha saputo tradurre in gesti e percorsi concreti nel tempo l’impegno per la pace e lo sviluppo a partire dai convegni ‘lapiriani’ degli anni ‘50 e ‘60 fino ai giorni nostri con tantissime iniziative volte al consolidamento dei legami e del reciproco riconoscimento.
A tal proposito facciamo nostre le parole espresse nella nota che la scuola interreligiosa ha reso pubblica:
‘In questo ripetuto clima di tensione, guerra e bombardamenti, la Scuola Fiorentina per l’Educazione al Dialogo Interreligioso e Interculturale rinnova con convinzione il suo invito a tutti i leader e le parti in campo a praticare con coraggio la via del dialogo e rispetto dei diritti per la ricerca di una pace duratura fra palestinesi e israeliani”. ”E nel dialogo e nel confronto con il prossimo, nella pratica di una pacifica vicinanza, nella conoscenza delle paure e speranze dell’altro, il punto di svolta che ci permette di sconfiggere la violenza e di salvaguardare la sacralità della vita umana’.
Da qui il nostro accorato appello rivolto alle parti in conflitto e ai capi delle nazioni che possano risultare determinanti nelle difficili ma indispensabili scelte volte a creare le condizioni per un futuro che partendo dal riconoscimento reciproco tra le parti sappia trovare soluzioni stabili e durature nel segno della pace e dello sviluppo per tutti.
Giorgio La Pira riteneva fondamentale questo impegno tanto da esprimersi così: “Non ci sarà pace nel mondo finché non ci sarà pace a Gerusalemme”.
Da Palazzo Vecchio oggi, insieme, esprimiamo un grande accorato appello alla fraternità dei figli di Abramo e alla saggezza dei decisori politici perché il vero bene comune vinca e ci siano concessi tempi nuovi di pacifica convivenza nell’apprezzamento e stima vicendevoli".
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