In fondo il segreto e' tutto li', in quella voce che e' prima un dolce lamento, poi un grido di rabbia, quindi un acuto che stordisce. In vent'anni di storia e' cambiato tutto: dal rock al progressive, poi la svolta elettronica, ma quel canto e' rimasto li', tratto inconfondibile della band. Ieri, nella tappa romana che ha aperto il tour italiano dei Radiohead, la voce di Thom Yorke ha incantato 25 mila fan. Oggi si replica a Firenze, martedi' a Bologna, mercoledi' a Udine. Ieri l'Ippodromo delle Capannelle era gremito e molta piu' gente avrebbe voluto esserci. Eppure la magia di quel canto e' riuscita a far rimanere in silenzio tutti come in un teatro, quando Yorke rimaneva solo con la sua chitarra o si sedeva davanti alla tastiera. Nel pubblico ci sono ventenni, ma lo zoccolo duro e' quello dei trentenni e quarantenni, cresciuti con i primi album 'Pablo honey', 'The blends' e 'Ok computer', entrati nella storia del rock. Di 'Creep', pero', la canzone che li ha fatti conoscere al mondo e che due giorni fa ha compiuto 20 anni, in scaletta neanche l'ombra. I Radiohead non sono mai scontati, cosi' come scontata non e' la loro musica. Dieci anni fa, nel momento piu' buio della carriera, a un passo dallo scioglimento, hanno lasciato i lidi sicuri che li avevano portati al successo, sterzando verso uno stile tutto nuovo, con le contaminazioni jazz e soprattutto elettroniche degli ultimi album. E da quegli album, gli ultimi tre dei loro otto lavori, sono tratti la maggior parte dei pezzi in scaletta. Le note di 'Lotus flower' e 'Bloom' di 'The king of limbs', uscito nel febbraio 2011, accendono la scenografia imponente che non sta mai ferma ed e' tutta un'esplosione di colori. Due grandi maxischermi alle spalle della band fanno da sfondo ad undici schermi che si muovono come dischi volanti, che, insieme agli altri sei schermi fissi in alto, trasmettono le immagini di Yorke e compagni: Jonny Greenwood a chitarra e tastiere, Ed O'Brien alla chitarra, Colin Greenwood al basso e Phil Selway alle percussioni. Yorke saluta tutti in italiano: 'ciao', 'tutto bene?', 'e andiamo!'. Poi parte per oltre due ore di musica, quasi senza interruzioni. Camicia e pantaloni scuri, codino a stringergli i capelli, impugna la chitarra, si mette alle tastiere, non sta fermo un attimo con quel ballo un po' contorto che lo fa sembrare un mimo. Ci sono tutti i brani dell'ultimo album, poi tante tracce del penultimo 'In Rainbows' (compreso 'Reckoner' che nelle ultime apparizioni i Radiohead hanno dedicato a Scott Johnson, il tencico morto a Toronto nel crollo del palco che ha poi portato allo slittamento delle tappe italiane, inizialmente previste tra giugno e luglio) e di 'Kid A', il quarto album, quello della svolta verso la sperimentazione elettronica. Poco spazio agli esordi, a conferma che il gruppo ha ormai preso una nuova strada, ma quando partono 'Paranoid android' e 'Exit music' il pubblico esplode. Non solo musica, i Radiohead sostengono Greenpeace, hanno dato il loro contributo con concerti di beneficenza nelle emergenze, come quella per il terremoto di Haiti, ma soprattutto sono stati protagonisti di una battaglia contro le major, mostrandosi anche aperti alla musica libera sul web. E ieri non e' mancata una piccola parentesi politica quando Thom Yorke ha dedicato a Silvio Berlusconi 'The daily mail', brano dedicato allo scandalo intercettazioni in Inghilterra e a un politico abile nel ''saltare la coda'', ma ''veloce a perdere''.
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